[Final Fantasy XII] I’ll wear your ring and swell and swing

Titolo: I’ll wear your ribng and swell and swing
Fandom: Final Fantasy XII
Personaggi: Ashelia B’Nargin Dalmasca, Basch von Rosenburg
Parte: 1/1
Rating: NC17
Conteggio Parole: 1224 (LibreOffice)
Note: NSFW, underage, per il P0rn Fest #3 @ fanfic_italia.

I’ll wear your ring and swell and swing
[Italian P0rn Fest #3 @ fanfic_italia] Basch/Ashe, “State scherzando?!”

Oh, what are we doing
We are turning into dust

«B-Basch—» palpitò sottile una voce solitamente autoritaria, mentre piccole dita tremanti sollevavano il merletto bianco della sottoveste con la cautela che si usava per qualche oggetto prossimo alla rottura.
Aggrappato al lenzuolo ricamato come se si fosse trattato del brandello superstite del proprio onore, il capitano sollevò lo sguardo verso il viso sospeso sul suo, in un marasma di capelli spettinati, consapevole di rivolgerle un’occhiata annebbiata in maniera sconveniente anche per la loro situazione attuale.
«Cosa» chiese sommessamente in un respiro, mettendola a fuoco dagli occhi appena socchiusi, umettandosi le labbra e torturandole con i denti nel mentre.
«Credo—» balbettò, stringendo maggiormente la presa delle cosce attorno ai suoi fianchi e accartocciando il lembo della veste nel pugno fino a che la seta sgualcita non le lasciò un segno rosso fra le dita «Credo di essere tutta bagnata.»
«Vi credo sulla parola» replicò seccamente lui, mordendosi a sangue l’interno della bocca e fissando quella di lei, così arrossata che, se non fosse stato per la traccia di saliva che luccicava umida alla luce delle candele, avrebbe detto che sarebbe stata opera di una scottatura.
Afferrò le lenzuola con più forza quando la sentì muoversi impercettibilmente su di lui, alla ricerca di un sollievo nemmeno tanto inconscio che Basch non si sognava di concederle per esplicito accordo.
Nessuno aveva il permesso di spogliare l’altro, e lui, attanagliato dalla pressione dei ruvidi calzoni di tela che praticamente accerchiavano la propria erezione, si lasciò sfuggire un gemito basso e gutturale quando avvertì, con la nitida precisione di una tortura, la piega morbida e calda del sesso di lei che si appoggiava, sulla sua punta, appena schermata dal lembo fradicio di un capo di biancheria e da ciò che restava dei suoi vestiti.
«Po-possiamo evitare almeno questo?!» sbottò in un mezzo singhiozzo, affrettandosi a schiacciare un lato del viso sul guanciale per non guardarla – perché, nell’accezione di bagnato, Lady Ashe rientrava con ogni centimetro della pelle; la sottoveste leggerissima le si era completamente appiccicata al corpo, in una confusione calda e scivolosa di carne e stoffa insieme, tanto che toccare una significava toccare anche l’altra.
«Come—Come pensate di fare, di grazia?!» gli chiese la principessa, che quasi piangeva di esasperazione.
Basch rovesciò la testa all’indietro in una protesta spazientita a una domanda immeritevole di risposta.
«La prossima volta che chiederete a un uomo di insegnarvi qualcosa sulla vostra futura vita coniugale dai prossimi due anni in poi—ah!» sobbalzò «assicuratevi di ucciderlo, prima!»
Ashe contraccambiò pizzicandogli un capezzolo fra due dita e sollevandosi abbastanza da smettere di strusciarglisi contro. L’aria attorno gli sembrò ghiacciata.
«Non avreste dovuto accettare.»
«Non mi avreste perdonato nemmeno nel giro di un secolo.»
«… Effettivamente no.»
La principessa tornò a riaccomodarsi dov’era, ma il capitano, per nulla disposto a un’altra sessione di agonia di quella portata, fece risalire una mano lungo la sua nuca in una ruvida pennellata di fuoco che sembrò incendiarla. Senza avvisarla, chiuse i suoi capelli nel pugno e tirò.
Ashe cadde in avanti borbottando qualcosa che suonava vagamente come un gemito di dolore, in parte soffocato dalla punta della lingua che inseguiva la sua, che subito si spense in un singhiozzo.
Biascicò un mezzo rimprovero quando, a fatica, Basch si districò dalla sua bocca e scese sulla punta del mento, mordendo e succhiando.
«Che gli dèi mi fulminino – e temo lo faranno entro breve – se non riuscirò a sposarvi nella prossima vita» ringhiò, le labbra di lei che boccheggiavano sulla sua fronte e gli permettevano di chiudere le proprie nell’incavo del collo per mordicchiare la pelle soffice fra i denti e spegnere il gemito che ogni movimento di lei gli faceva salire alla gola.
«Ah—ah—sì?»
«Mhh—» asserì Basch, con l’aria di un uomo che moriva nella maniera più straziante possibile «Almeno la salvaguardia della vostra verginità non sarà più di mia competenza…»
«Sareste disposto a cedere l’incombenza altrove, nel caso accadesse?» bisbigliò Ashe incredula, affondando con piacere fra le pareti morbide della sua bocca e appiattendosi così tanto contro di lui che lo sentì gridare nella propria gola.
«Neanche davanti a tutta Nabradia» replicò ansando, col cuore che rimbombava come una scarica di proiettili contro il seno di lei.
Ashe appoggiò il naso sulla clavicola e schiuse le labbra, scorrendo lungo il suo petto con la bocca e le dita, chiudendo un capezzolo di lui nella presa avvolgente di denti e lingua e trattenendosi dal morderlo con forza quando il corpo sotto di lei, in uno spasmo automatico, spinse l’erezione bollente fra le sue cosce, sciogliendole tutti i muscoli del basso ventre in un brivido caldissimo che sapeva di marchio a fuoco.
«Ohvoisietepazzacompletamente!» ruggì, nell’accorgersi, che stavolta, c’era una traccia dell’orgasmo di lei a scurire appena i suoi pantaloni.
«Ditemi cosa devo fare» sussurrò Ashe nell’incavo del suo ombelico, ostinandosi ad accarezzarlo sempre più in basso col solo respiro.
«Voi state scherzando!» gridò Basch, scattando quasi a sedere, ma rinunciandovi all’istante nel notare che il gesto avrebbe praticamente chiuso la testa di lei fra le cosce.
E lei aveva appoggiato un bacio, facendo attenzione a mordere solo la stoffa tesa sotto la sua bocca.
Basch si era mosso fra i cuscini.
«Oh, ti prego—» l’aveva implorata, torturando di nuovo il lenzuolo fra le mani per imporsi di non muovere un muscolo, per convincersi di non avere un corpo e—
E poi, Ashe aveva abbassato appena la testa, il che aveva significato che la punta della sua lingua si era strofinata contro di lui, amplificata di mille volte dalla trama dei vestiti.
E Basch, con l’ultimo respiro che gli restava, l’aveva strattonata per il vestito.
«Toglile» le intimò.
«Cosa—»
«Le mutandine. Toglile.»
«A-Avevi promesso che—» s’indignò lei, a cavalcioni su di lui in equilibrio precario.
«Manterrò. Toglile.»
Ashe obbedì barcollando, e si tese docile sotto la mano che s’infilò sotto la veste ad accarezzarle il pube, l’ombelico, il seno, il collo, gettando il vestito oltre il bordo del letto e trascinandola su di se.
«Muoviti» le sussurrò il suo respiro caldo fra i radi capelli dietro l’orecchio, succhiandole il lobo.
«Non mi interessa—» si lamentò lei, strusciando la bocca sulla sua «Fallo, io—»
Basch gemette, graffiandole la schiena e ribaltandola sotto di sé in un avvoltolarsi di lenzuola.
«Nemmeno per sogno» disse, facendo scivolare la lingua nella sua bocca e le dita sulla fibbia della cintura, guidandovi anche le sue.
Ashe si aggrappò con la mano attorno al suo sesso, schiacciata sotto la pressione del suo bacino, e rivendicò con forza la bocca di lui quando si sentì accarezzare da un dito fra i riccioli biondi, mormorando di sollevo fra un bacio e l’altro quando affondò ritmicamente nel suo calore, assecondando le sue carezze su di lui, finché non lo sentì soffiare un singhiozzo contro la sua spalla, rilasciando il proprio seme fra le sue dita e lasciando che lei s’inarcasse in un ultimo sobbalzo.
Poi le rimase addosso, ad ascoltare il proprio cuore che esplodeva contro il suo, la mano di lei che si asciugava sui ricami del lenzuolo e cercava un appiglio alla sua spalla per rannicchiarglisi contro, al caldo.
«Questo non era nei patti» le fece notare Basch in un soffio.
«No» ammise lei, da qualche parte fra i suoi capelli, e lui, lasciandola appoggiare nell’incavo del collo, cercò di assopirsi, ritenendo saggio evitarle una risposta.

~

A/N 1 febbraio 2010, ore 8:37. Questa storia è la cosa più oggettivamente sporca che io abbia mai scritto, e ha il grande merito di aver fatto arrossire il povero Def, il che sarà sufficiente, immagino, a offrirvi una misura significativa del livello a cui la mia perdizione è giunta X°DDD. A mia discolpa non dirò proprio niente, perché scriverla è stata un’esperienza paranormale XDDDDD in cui Valychan – e voglio che il mondo sappia che è tutta colpa sua ♥♥ – è morta durante il processo più e più volte. La citazione viene da “Broken strings” di James Morrison e Nelly Furtado *vergogna tremenda vergogna più per questo che per il resto .__.*, mentre il titolo, che per metà è sicuramente derivato dal titolo di qualche canzone che non ho mai sentito, mi è venuto nel sonno, mentre il mio cervello si ingegnava a trovare due righe di finale XD. E con questo chiudo schivando i vostri lanci di ortaggi e mi chiedo… beh… MA IL WORKSAFE CHE AVEVO PROMESSO PER L’ANNO NUOVO?! *disperazione*

Juuhachi Go.

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