IV.
In
un gesto che gli era del tutto estraneo, Noah si guardò allo specchio
con un profondo sospiro e tirò forte il nodo della cravatta – viola
perché sì.
«Basch, che diavolo stai facendo con la cromatina? Hai due scarpe o due
transatlantici?»
«Ma come siamo divertenti!» lo rimbeccò il fratello, sarcastico,
fissandolo di sottecchi e raddrizzandogli il nodo della cravatta.
Beh, d’altronde il viola era il colore del lutto, che pretendeva!
Noah sbuffò, sperando in cuor suo che Vossler avesse contrabbandato quanti
più alcolici aveva potuto.
Si preannunciava una lunga e straziante serata – e se quell’imbecille
aveva intenzione di pronosticargliela pure lucida, aveva proprio sbagliato compare.
«Pezzo di cretino, vieni via da quello specchio, Ashe ci aspetta sotto
casa da un’ora!»
Il suo riflesso trattenne a fatica un ghigno malefico.
«… Noah.»
«Mh?»
«… Chi ha preso la macchina per ultimo, ieri?»
«Io, perché?»
«E che cappotto avevi?»
«Quello nero che mi hai regalato al compleanno.»
«Quello che è in lavatrice?» stavolta la voce di Basch era
venata di una sottile nota di panico.
«Ehm.»
«Chiama un taxi.»
*
«Avrei
potuto partorire in mezzo alla strada, imbecilli!»
«Ashe, sei al terzo mese.»
«Ecco, hai sentito? Sei al terzo mese!»
«Un altro po’ di tempo ad aspettare i vostri porci comodi, e avrei
avuto tutto il tempo di arrivare al nono!»
Noah fece una smorfia.
«Che poi, Dio mio, arriviamo in taxi come tre disperati! Nemmeno le chiavi
della macchina sapete tenere!»
«Colpa mia, continuo a illudermi che Noah abbia un po’ di senso
di responsabilità!»
Noah corrugò la fronte – nonostante questo, Basch si incaponiva
a sposarsi e lasciarlo solo in una casa?
Era un prospetto a dir poco criminale.
Decise di optare per un broncio contegnoso e irreversibile.
*
Scavalcata
la folla di fotografi assatanati, Noah – che di tutto il macello organizzativo
non aveva voluto sapere nulla – ebbe la sensazione di ritrovarsi in un
ritrovo di Men in Black, e faticò, fra le languide note di uno swing,
non solo a passare fra una miriade di culi ondeggianti, ma anche a riconoscere
Vossler (e Rasler, sorprendentemente) in quel mare di cravatte tutte nere, abbinate
a camicie tutte bianche sotto giacche tutte nere.
Nascose la cravatta viola sotto il bavero della giacca meglio che poté.
Contò fino a dieci prima di riprendere l’eroico proposito di avanzare.
Al decimo culo che palpò, si ritrovò, finalmente, l’impronta
rossa e gonfia di quindici dita femminili tatuata sulla faccia, ragion per cui,
barcollando fino al bancone con una serie di imprecazioni assortite, fu lieto,
lietissimo di intercettare Balthier che sorbiva il proprio gin lemon con estrema
tranquillità.
Beh, era quasi lieto, a dirla tutta – già immaginava i
sogghigni che avrebbero seguito la scoperta del ceffone multiplo, ma, per una
sola sera, poteva anche sopportarlo, considerata l’alternativa.
Spiò il capufficio e il fattorino fra gli angoli dei gomiti degli swingomani
presenti, e li vide seduti a tavolino – Vossler sembrava perplesso mentre
Rasler sbatteva il pugno sul ripiano e declamava qualcosa di molto concitato
che non filtrava attraverso il fitto brusio della sala. Noah poté solo
constatare che Vossler scrollava le spalle, e suo nipote si imbronciava.
Aveva la stessa espressione di Basch nei suoi momenti peggiori.
Sospirò.
«Cosa le porto, signore?»
Noah tentò un cenno alla Humphrey Bogart.
«Un—»
«Un gin doppio, grazie» s’intromise Balthier con un sorriso
affabile. Noah lo guardò e si accigliò.
«’Sera, Herr Direktor.»
«Riposo, Balthier, riposo» sghignazzò Noah, che non era per
niente in vena di risate.
Lo vide lanciare una lunga occhiata a Basch e Ashe, avvinghiati sulla pista,
in mezzo alla calca umana.
«Ma tu becchi solo i ceffoni dalle donne?»
«… Ma non avresti preferito fare un commento del tipo “Ma
guarda come sono carini!”?»
«Sei un gemello, sei una razza pericolosa. Sarebbe poco delicato farlo
presente ora, quando sta tagliando il cordone, no?»
«Balthier, per favore, già Vossler mi ha passato il numero di tre
terapisti…»
Con aria interrogativa, il fotografo cercò il capufficio con lo sguardo.
Quando lo trovò, lo vide che gesticolava come un pazzo, mentre Rasler
annuiva tutto interessato.
«E tu ti fidi? Almeno io sono gratis!»
Nell’osservare lo strano quadretto, Noah si grattò la testa con
aria sconcertata.
«No.»
«E quindi stasera ci si limita a toccare culi solo a scopo transitorio?»
Noah roteò gli occhi.
«Certo che tu i cazzi tuoi mai, eh!»
«Cazzi no, grazie» replicò lui, serafico.
Noah guardò il gin con malcelata diffidenza.
«… E comunque Basch continua ad ammucchiare gli scatoloni sul mio
letto.»
«Guarda che non l’hai nemmeno toccato, il bicchiere!»
«Intendo dire… telepatia gemellare, gelosia… tutte cazzate.
In casa viviamo come le due persone più incompatibili della terra, quindi
magari se lui si sposa io posso provare a farmi una vita, no?»
Balthier fece spallucce, sornione.
«O almeno, è a lui che sembrano cazzat—cosa sta facendo
mio nipote?!»
Balthier fece un gesto noncurante con una mano.
«È giovane.»
«Mhhh…»
Non gli sembrò una giustificazione sufficiente, però, perché
Vossler gli offrisse il quarto alcolico che gli aveva visto in mano dal suo
arrivo.
Si massaggiò le tempie, maledicendo il mal di testa da sbronza senza
sbronza.
«Non ci piace nemmeno la stessa musica! Cioè, senti che merda,
ci manca solo che cominci a ballare un lento facendo mettere su Doris Day e—»
You
won't admit you love me
And so how am I ever to know?
You always tell me
Perhaps, perhaps, perhaps
A million times I've asked you,
And then I ask you over again
You only answer
Perhaps, perhaps, perhaps
«Dio,
io lo odio.»
Balthier rise sotto i baffi, e ne approfittò per vuotare il bicchiere
a piccole sorsate.
«Ma poi, dico io, che cazzo, ti stai per sposare! Cosa ascolti questa
roba da innamorato patologico!»
Balthier avrebbe potuto ridere ancora più forte alle sue spalle e fargli
notare che la sua era effettivamente una accezione di innamoramento patologico
– ebbe la buona grazia di non farlo.
Guardò di nuovo i due innamorati sulla pista da ballo.
«Dai, fai un sorso. Se palpi i culi a scopo transitorio, tanto vale che
balli con me!»
Noah sputò l’oliva che aveva piluccato dalla ciotolina.
«Ma sei scemo?!»
«Scusi, mi può portare una cannuccia?»
«Per l’amor di Dio, lo lasci perdere!»
«Madonna, che mammoletta sei! Saresti ubriaco, mica ti prenderebbero per
uno che fa coming out in un posto pieno di gente e in maniera molto teatrale
alla festa di suo fratello!»
«E come lo chiameresti, tu, deficiente, “coming in”?!»
«Ah-ha! Allora sei un vigliacco, aveva ragione Basch quando in terza Elementare
ti ha preso di tasca la fionda e—»
Noah lo afferrò per il polsino della camicia e lo portò in mezzo
alla folla prima che Balthier potesse rivelare davanti al barman impomatato
che suo fratello gli aveva insegnato che il problema di lanciare le gomme da
masticare con la fionda non era tanto il lanciarle, quanto l’andarle a
riprendere dal vetro della finestra.
*
«Dimmi
almeno che Rasler è ancora seduto al tavolo» bisbigliò Noah
a Balthier, quando si rese finalmente conto di quello che stava facendo.
Placidamente appoggiato con le mani sulle sue spalle, Balthier si voltò
per verificare.
«Sì—»
Avrebbe aver voluto aggiungere uno sta’ tranquillo, ma ci ripensò
nel momento in cui la scena che gli si presentò davanti agli occhi risultò
comprendere Vossler che narrava qualcosa – probabilmente la storia della
sua vita – al povero ragazzo, che nel frattempo si asciugava gli occhi
con un fazzoletto di stoffa.
Non eccessivamente convinto della sua risposta, Noah si voltò per accertarsi
della situazione.
«Licenziato.»
Balthier sospirò.
Che brutta cosa i quarant’anni in un single – brutta quasi come
i trenta per un single che cazzeggiava ballando col suo direttore.
Che palesemente – prese atto, seguendo la traiettoria dei suoi occhi –
non avrebbe ascoltato né preti né santi quando, di lì a
un mese, un prete avrebbe chiesto “chi ha qualcosa da obiettare parli
ora o taccia per sempre”.
E francamente lui non li aveva, i soldi per ricomprare i vestiti per il funerale.
*
«Ashe,»
sussurrò Basch, baciandole delicatamente il lobo dell’orecchio
«perché non sento Noah fare l’idiota e/o lamentarsi con gli
ospiti tutti?»
«Perché Noah sta ballando con Balthier, mio caro…»
«Noah sta ballando con cosa?!»
La sua fidanzata si spostò per permettergli di visionare di persona,
e Basch si mise a gesticolare verso di lui senza successo.
«Dove diavolo è Vossler quando serve?»
«A intrattenere tuo nipote.»
«Che cosa?!»
*
«Perché
mio fratello si sta muovendo come se un esercito di scorpioni stesse cercando
di invaderlo da ingressi che lui non pensava nemmeno di possedere?»
«Io comincio a credere che il problema stia nel fatto che certi ingressi
li hai notati solo tu…»
«… Disse molto contegnosamente l’uomo che mi ci sta facendo
avvicinare a passo di valz—ehi, ma lo sai che l’incesto è
illegale?!»
«Io sì. E tu?»
«Attento a quello che dici…»
«… Perché potresti procrastinarmi ulteriormente due mesi
di arretrati?»
«Adesso che mi ci fai pensare, sì.»
Balthier, però, pensò che non avrebbe mai avuto il tempo materiale
di attuare un piano tanto malvagio, dato che Basch si stava dimenando come una
serpe, puntandoli con degli occhi che avrebbero potuto ucciderli all’istante.
«Senti, sta’ buono,» sbottò verso Noah, accompagnandolo
al bancone «Vado a fumarmi una sigaretta fuori, prima che il tuo mentore
decida che io abbia l’intenzione di attentare a delle virtù che
manco ho trovato dopo esserti stato appiccicato venti minuti buoni!»
«Mi stai offendendo come amico, come uomo, come potenziale omosessuale,
gemello mancato o cos’altro…?»
«Resta qui e non fare cazzate» lo ammonì semplicemente Balthier,
prima di recuperare le sigarette dal cappotto e andare a sbattere contro Vossler
intento a brindare con Rasler.
*
«Qualcuno
dovrà insegnare a Romeo che Giulietta aveva le tette e non era manco
bionda! E lede la nostra immagine!»
«Basch, ti prego! E poi, mica Shakespeare l’aveva fotografata, Giulietta!»
If
you can't make your mind up
We'll never get started
And I don't wanna wind up
Being parted, broken-hearted
*
«Senti,
a me il potere fa venire l’orticaria, quindi ho deciso di ballare con
te fino a che non mi escono i calli.»
Balthier era tornato meno di mezzo minuto dopo, tempo che sembrava essere stato
in grado di distruggere un uomo come il povero fotografo non avrebbe creduto
possibile, nemmeno con due litri di tequila contrabbandati sotto il nodo della
cravatta.
Sentendolo dietro le spalle, Noah si era voltato con un largo sorriso e gli
occhi brillanti.
Sul bancone, campeggiavano due bottiglione vuote.
«Sono perfettamente d’accordo.»
«Noah von Rosenburg.»
Doveva ammettere che il tedesco a denti stretti suonava di un minaccioso niente
male, ma non era certo il momento di pensarci, non quando Noah l’aveva
portato via volteggioni, ridacchiando qualche romantico “lalala”.
«Cristo santo, Noah, a me questo posto di lavoro serve!»
*
«Basch,
abbiamo un problema.»
«Nonguardareperfavorenoinonsiamoqui.»
«Poi non dire che non ti avevo avvertito!»
*
So
if you really love me
Say yes, but if you don't, dear, confess
And please don't tell me
Perhaps, perhaps, perhaps
«Noah,
non ti reggi in piedi.»
«Non dire stronzate, sto drittissimo!»
«Sì, solo col cazzo, stai dritto!»
Balthier continuò a imprecare silenziosamente mentre puntellava il deficiente,
e passò dietro la schiena di Basch con la netta impressione che non sarebbe
stato vivo abbastanza per proseguire oltre.
Ovviamente, si sbagliava.
Noah sfiorava Basch con una spalla, e non ci volle molto perché, con
una bracciata, gli si aggrappasse al collo, la presa della mano ferma fra i
lunghi capelli biondi dietro la nuca, Ashe attonita e Basch atterrito.
«Basch, io…»
Noah lo fissò negli occhi per un secondo – Basch sapeva che, se
l’avesse scansato, l’avrebbe visto cadere per terra, e sicuramente
se lo sarebbe meritato.
Ma Noah, prima di rotolargli in braccio incosciente, riuscì a schiacciare
le labbra sulle sue.
Ashe barcollò sui tacchi, Balthier nell’orlo dei pantaloni - Vossler
e Rasler si limitarono ad uscire dal loro piccolo mondo felice stropicciandosi
gli occhi.
«Gesù!»
Furono attimi drammatici.
*
Il
resto è storia.
O almeno, lo fu nel momento in cui Basch, nella molto relativa quiete di casa
loro, riuscì a calmarsi e a scaricarlo sul divano con un asciugamano
bagnato sulla fronte, emettendo balbettii incoerenti e battendosi manate sulla
fronte finché Noah non aprì un occhio.
«Ehi.»
«Decisamente sei tu, il coglione fra noi due.»
«Avrei potuto anche morire, e tu te ne saresti sbattuto!»
«Tu avresti potuto morire?!»
«Gira tutto, qui…»
«Sì,» ne convenne Basch, caustico «ad elica, gira.»
Noah si stiracchiò con aria indifferente.
«Grazie per non avermi fatto cadere.»
«Grazie per non aver usato la lingua, etilomane.»
«Come cazzo parli?» esclamò Noah, per evitare di ridere della
sua autoconvinzione disperata.
«Nello stesso modo in cui tu usi il cervello, imbecille…»
sghignazzò suo fratello.
«Io non lascerei un gemello da solo, se fossi in te. Non lo farei neppure
se fossi in me…» borbottò Noah, tendendo la mano su quella
di Basch.
«Abbiamo appurato che, quando non sei in te, vai distribuendo baci al
primo che passa!»
«Mamma mia, hai preso tuo fratello per una bagascia!» bofonchiò
Noah, con una risata vagamente offesa.
Basch invece rise apertamente, appoggiando la giacca sulla sedia al suo fianco.
«Noah, una bagascia lo è di professione, tu non lo saresti nemmeno
per scherzo!»
E Noah non ebbe il tempo di reagire, quando gli appoggiò un bacio scherzoso
sulla fronte.
Poi, valutando la situazione con un paio di occhiate, se lo prese in braccio
di peso, passandosi un suo braccio sulla spalla.
«Dai, ti porto a letto.»
«Sei uno stronzo così grande che non passeresti nemmeno attraverso
i Canali di Garamsythe, sai?»
Basch non colse il riferimento.
*
«Il
problema nella vostra famiglia è questo. Siete palesemente troppo espansivi.»
«Non è che mio zio ci slingui tutti a turno per passatempo!»
«Occhiblu, guarda che tuo zio la lingua non la usa manco per masticare!
La usa una volta e per sempre!» sbottò Vossler, chiudendo la porta
del’ufficio.
«Sai che accusare la gente di incesto non è una cosa molto carina?»
scattò Rasler, alterato.
Vossler sospirò, massaggiandosi il viso.
«Rasler, non lo sto accusando di incesto – ho passato gli ultimi
mesi a passargli bigliettini di psicanalisti!»
«Ma allora sei proprio malpensante!»
«Ma come, “malpensante”!» s’indignò l’uomo,
allargando le braccia.
«Sempre a farsi le telenovela!»
«Quali cazzo di telenovela, cretino, che l’ha baciato nel dannato
pubblico! Ma tu stavi in un altro mondo!»
«Ah, sì? E chi mi ci ha portato, nel piccolo mondo antico, eh?
Eh?»
«Dio mio, sei un ragazzino insopportabile!»
«E tu una cariatide polemica, e tanto, pure!»
«Io—»
«Tu borbotti come una caffettiera dalla mattina alla sera, tracanni roba
da far spavento ai morti e non fai mai parlare un cazzo di nessuno!»
«Io—»
«E poi, non sai abbinare le cravatte e—»
«Io volevo invitarti a cena!»
FINE…?
~
Postfazione… 26 maggio 2009, ore 1:34. Gesù, sognavo questo capitolo da quando l’ho cominciata XDDD! Questa è palesemente la crackfic più appagante della mia vita, gente! Il verso e il mood me li ha dati Stand-Up Comedy degli U2, quel poco di informazioni sul settore che ci sono vengono da Il Diavolo Veste Prada… e il resto è amore sviscerato e vergognoso – questa combriccola di matti ha scalciato all’infinito, prima che mi decidessi a farla uscire fuori, e gestirla è stata una delle cose più belle che io abbia mai sperimentato in tutta la mia cosiddetta carriera XDDD! Ma… beh… potevo mai lasciarvi tutti così? Cari i miei venticinque (magari!) lettori, c’è una verità di cui vi devo mettere a parte…
Le
eleganti vetrate del ristorante riflessero mille volte il viso sconcertato di
Vossler fra le luci di Rabanastre, mentre Rasler si puliva le labbra con il
tovagliolo, in un gesto imbarazzato.
«Che intendi dire?»
«Beh,» il ragazzo si schiarì distintamente la voce, estraendo
dalla borsa una lucida bottiglia di vetro oramai vuota «quello che ho
detto. Annusa.»
Vossler sbatté le ciglia per un attimo, prima di prendere coraggio con
un sorso di spumante e avvicinare effettivamente il naso al bordo di vetro.
«È arrivato per te il momento di prendere le distanze da quel manipolo
di disadattati!» decretò, bianco come un cencio «E spero
solo che non ci sia la stessa vena machiavellica, in te!»
Scioccato dall’eventualità, il viso delicato di Rasler si affrettò
a sbatacchiare i capelli biondi qua e là in un cenno di diniego, riponendo
il corpo del reato nella borsa, e adesso Vossler riuscì perfettamente
a capire come Noah fosse stato in grado di buttarne giù due bottiglie
in mezzo minuto – per poi vomitare comunque, stando al resoconto di Basch,
senza destare sospetti.
Sanbitter.