[Final Fantasy XII] We’re made of stars

Titolo: We’re made of stars
Fandom: Final Fantasy XII
Personaggi: Basch von Rosenburg, Nah von Rosenburg, Ashelia B’Nargin Dalmasca, Rasler Heios Nabradia, con contorno di Al-Cid Margrace e Balthier XDDDD
Parte: 1/4 | 2 | 3 | 4
Rating: R
Conteggio Parole: ~7682 totali
Note: odore di nsfw e omosessualità, OOC ma anche no, AU. Gli altri capitoli sono linkati al vecchio archivio manuale. Siccome, oltretutto, io della gestazione di questa storia ricordo oramai ceppe, e mi sovviene solo l’amore generico XDDD, lascio la parola a 2009!self.
Ok, credo che si capisca già dalla compilazione atipica della schedina, ma ribadisco – io amo la deficienza pressoché totale di questa fanfic, che è stata ispirata da uno snippet AU in inglese dei gemelli che posavano per una rivista, cosa che ha stuzzicato una voglia latente di ufficio!AU che mi portavo dietro da anni, accentuata dalla presenza di Basch e Vossler in giacca e cravatta in una doujinshi che ho comprato a Lucca. E così, reduce da un ascolto ossessivo di Stand Up Comedy degli U2, che mi ha offerto ritmo e quote per il titolo, ho visto Il diavolo veste Prada per amor di blande referenze e mi sono semplicemente lasciata andare al delirio nella gioia più incosciente e totale. Di una cosa ero sicura – volevo anche che certi ruoli avessero uno spazio tutto loro alla fine del capitolo… inutile dire che, ovviamente, si sono rivelati i miei ruoli preferiti assieme a quello del povero bistrattatissimo Noah XD. Ho cercato di esagerare tutti i difetti dei personaggi canonici per sprizzare isteria da tutti i pori <3, il che spiega perché non me la sono sentita troppo di segnarla anche come OOC. Poi sì, è vero, per la struttura che le ho dato, molta gente viene nominata di striscio e lasciata lì, mentre altri magari avrebbero meritato qualche riga in più - ma alla fine questa non è affatto una storia profonda... XDDDDDD... Vi basti pensare che l'ho cominciata per il semplice gusto di mettere "Signore benedetto, Noah!" in bocca a Basch! X°DDDD

We’re made of stars
la grama storia di un delirio d’ufficio

I.

«Sono stato fulminato sulla via di Dalmasca!»
«Sulla via di Damasco, idiota!»
«Quella, ma fa lo stesso, insomma… che ne dice di un servizio sui serti floreali di—»
«Rasler,» sbuffò Vossler, rigirandosi nervosamente la stilografica fra le dita «il fatto che tu sia il nipote dei direttori non ti autorizza in alcun modo a smettere di fare il garzone per appropriarti a piede libero del mio impiego.»
«Ma a loro nemmeno interessa, la moda!» protestò sonoramente il fattorino, sbattendo il plico di copie fresche di stampa sul tavolo del capufficio.
Vossler York Azelas scrollò le spalle.
«Le vie del Signore sono infinite!»
«Ma li ha visti, almeno, come vanno girando quei due? Vestiti come due becchini! E dirigono una rivista di moda!»
«Rasler, il mio medico mi ha diagnosticato dei calcoli ai reni al posto di un’indigestione che avrei potuto diagnosticare anche da solo.» sospirò «Con queste premesse, che riflessioni hai da fare sul modo in cui gira il mondo?»
«Vado a portare trenta copie al piano di sotto» si risolse a rispondere Rasler, con l’entusiasmo di un cadavere.
«Ecco, bravo. E ricorda che c’è gente che potrebbe dirigere una grande testata e invece si ritrova a sottostare a—»
«Signore benedetto, Noah!»
Il capufficio rimase con una mano a mezz’aria, ancora ferma nell’atto di puntare Rasler.
«Ecco, appunto. Signore Iddio, salvami. O almeno accoppali!»
Per uscire dalla porta, Rasler fu costretto a seguirlo, e preferì rimandare a un momento più favorevole della mattinata un perplesso commento su un aspirante direttore di grandi testate che comunque indossava cravatta rosa su giacca blu.

*

«Signore benedetto, Noah!» ruggì Basch, pestando i piedi «Conviviamo da quando il tuo grazioso culo rosa è uscito fuori al mondo dopo il mio, e tu mi vanifichi il contratto con Ondore perché hai messo delle firme su un foglio datato 2036?»
«Basch, io—»
«Tu,» sputò suo fratello «tu sei contronatura come una testata di moda con due direttori e un capufficio con le competenze di Cenerentola pre-Fata Madrina!»
«Stai palesemente spalando merda sul tuo passato, sul tuo presente e sul tuo futuro.»
«Nonché sul mio, ci tengo a precisarlo!» esclamò Vossler, facendo irruzione nel loro ufficio, ancora tallonato da Rasler, convinto che fosse stato il capufficio a nascondergli le chiavi del magazzino «Tenete il mio culo fuori dai vostri recrimini!»
«Il tuo culo si presenta sempre quando nessuno lo nomina, Vossler!» lo apostrofò Basch, mentre Noah si faceva piccolo piccolo.
«O quando dovrebbe ascoltare chi lo ha colto sul fatto!» infierì Rasler, poco attento al colorito del povero Vossler.
«Colto sul fatto dove?!» si agitò «E poi, chi sarebbe quello che ascolta col culo?»
«Beh…»
«Noah, quant’è vero Iddio, stai zitto o comincio a inneggiare a Caino coi fatti!»
«Signori, devo ricordarvi che compirete trentasette anni il prossimo aprile?»
«Non erano trentacinque?»
«Rasler, vuoi essere diseredato?» gli pervennero due ruggiti in coro.
Vossler si massaggiò lentamente le tempie, costatando l’insorgere di una tanto devastante quanto immeritata emicrania.
Ed erano solo – controllò l’orologio – le otto e trentanove di lunedì.

*

«Pronto, Ashe? Sì. No… no, sono a casa, adesso… sì, sono tornato a casa prima… Sì, me l’aveva detto, Noah, del servizio di giovedì, ti accompagno io perché la prova abbiamo deciso di farla tutti insieme… D’accordo. Sì, abbiamo anche la cena col rappresentante di Cavall—Cosa?! Fucsia?! E tu che gli hai risposto? … Molto divertente. Moltissimo. Comunque… sì, domani sera sono da te, promesso. Bacio.»
Basch chiuse la chiamata, intraprese un’infruttuosa ricerca del pacchetto di sigarette e si diresse in cucina.
Trovò suo fratello seduto sulla sedia, con una terrina di plastica davanti.
Che sbucciava fave.
«Cosa stai facendo.»
«Zuppa. Di fave» lo informò Noah, in tono esaustivo, indicando la pentola sul fuoco.
Basch sospirò.
«Penelo non viene?» chiese, cercando di portare a un livello normale la conversazione, perché glissasse sul fatto che Noah non sapesse affatto cucinare.
«Ha detto che aveva da fare» gli rispose placidamente lui.
«… Io comunque non posso credere che tu abbia fatto tutto quel casino.»
Senza nemmeno fare spallucce, Noah si annodò il grembiule attorno ai fianchi e si diresse a versare le fave nella pentola.
Basch lo guardò con sgomento.
«Andremo in rovina, io lo so.»
«Di’, ci vuoi la cipolla?»
Suo fratello piantò i gomiti sul tavolo e si aggrappò al proprio cuoio capelluto.
«Mio Dio, perché mi hai abbandonato?»

*

«Non so se tu ti rendi conto» si imbronciò Basch, mentre Noah gli rubava la coperta «Sono qui con te a guardare roba della Warner Bros mentre potrei essere a bere champagne con Ashe.»
Noah sbadigliò.
«Hai detto qualcosa?»
Lui trattenne l’impulso di strangolarlo.
«Lascia perdere.»
Si alzò e ciabattò verso la sua stanza.
Prima di infilarsi sotto le coperte, si mordicchiò il labbro con aria pensierosa.
Doveva ammettere che c’erano, effettivamente, cose di cui aveva lasciato perdere, con suo fratello.
Spense la luce.

*

«Signor Azelas, le chiavi» borbottò Rasler, alzando dagli occhi la visiera del berretto di jeans.
«Certo che sei forte, tu, eh!» commentò il capufficio, infastidito «Perché dovrei tenerle io, le chiavi del magazzino, che cacchio!»
«Perché lo sa bene che Vaan ci ha inanellato per sbaglio anche le chiavi dei suoi cassetti, ma giustamente le pesa venirmelo a dire e sganciare almeno quelle che mi servono!»
«Le opere di ferramenta costano!»
Rasler tenne a freno la voglia di piangere – il capufficio, a settembre, ne compiva quaranta, di anni.
«E pretende di pagarle con la mia paghett… cioè, con il mio stipendio?»
Vossler sollevò un’anteprima di stampa dalle scartoffie sulla sua scrivania, inarcando un sopracciglio con sorniona indifferenza.
«Giacché ci sei, puoi portare questo al secondo piano?»
«Oh!» sbuffò Rasler, strappandogli il foglio di mano e sbattendo la porta con gran fracasso.
In quella maledetta redazione nessuno aveva il coraggio di ammettere che tutto – come, d’altronde, accadeva in ogni piramide sociale degna di tale nome – partiva dagli addetti alla manodopera, se non altro perché erano gli unici ancora provvisti di inalterate facoltà intellettive.

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A/N 4 maggio 2009, ore 0:06. No, non dite niente XDDDDDD non voglio giustificarmi e non voglio assolutamente cospargermi il capo di cenere perché mi sto divertendo come una pazza, e il bello deve ancora arrivare. Amore sulla liz per avermi istigata dopo una giornata di insane fangirling XDDDDD! Ho contato, per adesso, sei-sette capitoli, non molto lunghi ma molto intensi… state con noi!

Juuhachi Go.

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