II. GOING UNDER
« Dobbiamo andarcene
da qui.»
Subaru distolse gli occhi dal vecchio romanzo che teneva fra le mani e si concentrò
su Hokuto. Nei momenti in cui non sprizzava allegria da tutti i pori, guardarla
era uno spettacolo ben strano. A distanza di tempo, si rese conto che quell'immagine
di sua sorella gli era dannatamente insopportabile.
« Prima che succeda qualcosa di spiacevole a qualcuno di noi due.»
aggiunse, con aria grave.
In un primo momento, il suo gemello non le rispose. « Hokuto-chan, se
tu diventassi davvero una geisha...» riuscì ad azzardare... ma
lei gli lanciò un'occhiata di fuoco
« Non si diventa geisha per volontà, Subaru. Lo si diventa per
sopravvivere, per diventare pedine, in caso di fama, o inoffensive, in caso
di anonimato. Sappiamo bene che, in ognuno dei due casi, tutti vogliono che
io non sia d'intralcio. Al limite, un tramite per facilitare le cose. Non possiamo
permetterlo! Quanto tempo pensi che ci vorrà perché levino di
mezzo anche te? Papà ha riempito l'azienda di debiti con il suo voler
mandare avanti le cose con i metodi moderni. Nonna questo non glielo ha mai
perdonato e sa bene che nessuno di noi due è così manovrabile
da lasciarle fare il bello e il cattivo tempo, adesso che ne avrebbe la possibilità.
L'unico punto a nostro svantaggio è che siamo minorenni... e lasciamelo
dire: è un punto grosso come una casa, dato che possono disporre di noi
come gli pare.».
Il ragionamento non faceva una piega.
« Però la nostra scomparsa non passerà inosservata... insomma,
siamo due Sumeragi, questa non è una cosa da poco.»
« Il problema è proprio questo... lo è! La nostra famiglia
non è poi così importante come ci facevano credere! E, come se
non bastasse, tutte le informazioni divulgate riguardo ai Sumeragi sono passate
al setaccio, prima di essere date alle stampe. Ne consegue che, in una giornata,
noi due potremmo essere cancellati dall'albero genealogico con un colpo di penna.
E addio rivincita.».
Mai il ragazzo aveva sentito parole più vere, la logica di lei aveva
spazzato via tutte le possibili scappatoie.
« Dobbiamo solo aspettare la loro prossima mossa.» meditò.
Le orbite di Hokuto lo guardarono in assenso.
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Premette piano le dita sulle
tempie, lasciandosi andare sul divano scomodo nell'angolo più buio del
locale. A contatto con i cuscini duri e schiacciati, realizzò da quanto
tempo fosse in una tensione indicibile, vigile e all'erta in attesa di captare
anche un minimo riferimento che lo potesse ricondurre a lei. Abbassò
le ciglia, semplicemente stanco.
Con un orrore ancora maggiore, si accorse di come avrebbe desiderato rimanere
immobile, in un'eterna penombra dove non esisteva che un divano morbido come
legno, senza nessuno accanto. E al diavolo tutto.
In quel caleidoscopio di carne da macello, si sentiva soffocare ancora di più,
sapendo sua sorella in qualche dannatissimo posto e, nella più terrificante
delle prospettive, in una situazione più degradante della sua.
Era suo fratello. Non avrebbe dovuto permetterglielo. Allo stesso modo in cui
non avrebbe dovuto permettere che Kamui si mettesse nei guai a causa sua.
Eppure, constatò con apprensione, non riusciva a scorgerlo da nessuna
parte, sempre che non fosse... appartato con qualcuno. Data anche l'assenza
di Fuuma, la cosa pareva essere plausibile, sebbene temesse che i motivi fossero
tutt'altro che rosei.
Idiota. Eppure glielo aveva detto, che l'idea era pessima. Sempre a salvare
innocenti, quello là...
Anche se riconosceva che il pensiero di avere la sua prima esperienza sessuale
con un totale sconosciuto gli causava più che ribrezzo. Quanti non avevano
avuto la stessa fortuna, là dentro? Non poteva fare a meno di pensarci.
Tutti prigionieri della stessa speranza di libertà, dietro sbarre di
sogni infranti.
Avvilito, appoggiò la testa sullo schienale.
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Diede un'occhiata al bicchiere
che Fuuma stringeva convulsamente fra le dita, il vino in esso contenuto sembrava
fremere della stessa stizza, che trovò sfogo nel pugno che il giovane
uomo vibrò al tavolo, lasciando che qualche goccia rosso cupo si allargasse
lentamente sul legno. L'improvvisa reazione non fu in grado di smuovere Kamui
nemmeno di un millimetro, cosa che contribuì ad un maggiore irritarsi
dell'altro.
« Sai benissimo fin dove ti sei spinto.»
« Io non...»
« Sono l'unico in grado di decidere il come, il quando e il chi, senza
l'illuminante suggerimento del paladino dei deboli.» lo apostrofò,
con crescente disprezzo.
Kamui boccheggiò nella vana speranza di trovare un motivo efficiente
con cui replicare.
« Avrebbe potuto fruttare più di quanto abbia fatto tu all'epoca.»
« Immagino non ci metterai molto a farmi sostituire, se le cose stanno
così.» scandì amaramente, incapace di trattenere il sangue
di quella ferita per un altro attimo.
« Esci da questa stanza.» gli fu intimato
« No.»
« Vattene!»
« Ho detto di no!» esclamò il sedicenne di rimando, afferrando
il colletto della camicia di lui e spingendolo contro le tende, la bocca nella
sua.
« Kamui.».
Nessuna risposta.
Le dita esili di lui erano aggrappate con forza al cotone bianco che ricopriva
il suo torace. A nulla valsero i suoi tentativi di far fronte all'invasione
delle labbra caparbiamente pressate sulle sue e ben decise a fare in modo che
queste si schiudessero. La cocciutaggine di quel ragazzino era esasperante,
pensò, contraendo con rabbia le mani sulle spalle fragili. Lo sentì
far presa su di lui per abbracciargli il bacino con le gambe. Sommerso da infinite
pieghe delle tende chilometriche, non poté fare granchè per ostacolarlo.
Pausa. Respiro.
Capelli, dita.
« Se me ne andassi, ti lascerei da solo a farti pensare a quanto mi odi.»
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Si mossero pochi giorni
dopo, con loro grande disappunto.
« Ve... Venduto. Venduto!».
Hokuto mosse le labbra in un mormorio tremante.
Il profumo pesante della nonna aveva schiacciato l'aria della stanza con un
odore penetrante di fiori. Invase i polmoni di entrambi come un ulteriore fiotto
di angoscia.
« Tu.» Hokuto fissò il gemello « Non andrai da solo.
Non come un oggetto qualunque. Non come se avessero venduto un giocattolo. No.».
Trattenne il fiato.
« Subaru, io vengo con te.»
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« Subaru. Oh, Subaru!»
« Mh?».
Si era risvegliato dopo che l'amico l'aveva sonoramente scrollato, realizzando
che era caduto profondamente addormentato in quei venti centimetri di divano.
« Chi lo vuole sentire a quello se scopre che ti sei addormentato qui...
vieni, andiamo a dormire che fra poco muoio.».
Il ragazzo lo prese quasi alla lettera: aveva gli occhi cerchiati di chi aveva
dormito poco e male fra un lavoro e l'altro. Lo seguì docilmente fin
sopra le scale e, una volta steso sul letto, rimase a fissare il soffitto per
un paio di secondi.
Giuro che ti tirerò fuori da questo pasticcio, Subaru! Andrà tutto bene... poi torneremo a casa, insieme!
« Non posso restare.
Ho un posto dove tornare, insieme a mia sorella. Mi aveva promesso che ci saremmo
riusciti, adesso tocca a me fare in modo che il suo desiderio si avveri! Io
devo trovarla!».
Si voltò verso Kamui, scostando una ciocca scura dalla fronte. Tsk. Dormiva.
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Note... 23 Giugno 2005, 23:18. Mi sto accorgendo di quanto 'Flesh' sia lontana dai miei canoni stilistici e dall'altmosfera che mi sono prefissa di creare. Se non è ora, sarà all'arrivo di una persona che stiamo aspettando dall'odiato primo capitolo XD, il che vuol dire... presto. ^___^. Mi è difficile convogliare bene le idee, sono ancora un po' alla rinfusa, tuttavia spero abbiate capito meglio ciò che nella prima parte era implicito. Stando al progetto iniziale, tutto ciò che posso consigliarvi è di stare attenti ai flashback di Subaru.
Juuhachi Go @ "No Hope for Cinderella".