Pretty Piece of Flesh

IV. SPELL

« Ehi, stavolta niente lubrificante!».
Seishiro si voltò, fra uno sbadiglio e l'altro.
« Non credo tu ne abbia più bisogno, sai, Subaru-kun?».
« Era una considerazione sui miei miglioramenti?» ridacchiò il ragazzo, lasciando che un braccio scivolato dietro la schiena lo attirasse verso l'uomo.
Ma lui non rispose. Subaru chiuse gli occhi.
Il suo odore gli era oramai familiare, un misto di sigarette e profumo aspro che lo investiva a ondate quando erano insieme. Così forte che aveva l'impressione di non riuscire mai a lavarlo via del tutto.
« Vado.» gli annunciò lui, tossicchiando
« Vai?» chiese il ragazzino, facendogli spazio
« Mh.» e si mise alla ricerca di tutti i suoi indumenti sparsi alla rinfusa sul pavimento, mentre l'adolescente rimaneva fermo, a guardarlo mentre li infilava, passandovi inutilmente le mani sopra nel tentativo di non farli apparire poi così sgualciti.
Gli fece un cenno di saluto ed era sul punto di lasciarlo solo, quando percepì il fruscio delle lenzuola.
« Oh.».
Fece il giro fino al lato di Subaru, si sedette e chinò la testa, appoggiando brevemente le labbra sulle sue.
« Ciao.»
« C... ciao.» mormorò l'altro, ancora scombussolato, continuando a seguirlo con lo sguardo mentre si allontanava.
Un bacio normalissimo, riconobbe, arrossendo. Come a voler sospingere l'idea parecchio lontano dal suo cervello, afferrò i vestiti che Seishiro aveva raccolto da terra e controllò se i soldi fossero sul cassettone.
Eccoli.

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« Era meglio se stavi giù ieri sera.»
« Sì, col grassone che mi aveva adocchiato, avevo una voglia, guarda...» sbuffò Kamui, accoccolandosi più vicino e cercando le gambe di Fuuma per intrecciarvi le sue
« Ma lo sai che prima non avevi questo caratterino difficile, tu?» lo rimbeccò questi, ma il sedicenne, non tanto desideroso di starlo a sentire, nascose la testolina nella spalla di lui, dopo essersi arrampicato sul suo torace.
« Anche tu facevi meno storie, quando venivo qui, prima.» constatò il ragazzo, tornando a guardarlo. Scese a sfioragli le labbra e si portò una sua mano dietro la nuca. Il giovane sotto di lui si rilassò appena sotto i giochi umidi delle labbra di Kamui che tentavano di vincere la sua reticenza. Tutto il corpo sottile si strusciò contro di lui, che lasciò libero l'accesso alla sua bocca quasi per distrazione. Kamui lasciò che le dita dell'altro giocassero con i suoi capelli, poi fu costretto a separarsi in cerca d'aria.
Percepì che lui cercava i suoi occhi, ma girò la testa dall'altro lato e, senza una parola, si districò per andare a rivestirsi.
Nessuno parlò. Kamui chiuse la porta con un tonfo.
« Tsk! Addirittura Subaru se la passa meglio di me!»

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Lo avvicinò in silenzio, al sicuro, con la testa sotto il cappuccio della felpa, notando che l'accompagnatore era ancora sul treno, pressato nella calca che scendeva dalla carrozza.
Le orbite del gemello si fermarono su di lei con aria concentrata e assente insieme, come se volessero fotografarla, come se non volessero lasciarla indietro.
Chi l'avrebbe mai detto.
il concetto di stare senza di lei era qualcosa di improponibile.
« Non fare quella faccia, su!»
« Non ho nessuna faccia!» rise Subaru. Ma la risata non era naturale come avrebbe voluto. Se non fosse stato bombardato dal verde dilagante dello sguardo di lei, simile a una fitta, forse il tentativo avrebbe avuto un esito meno patetico.
« E invece...» le dita dolci della sorella accorsero in aiuto del suo umore, sollevandogli gli angoli delle labbra e riuscendo nell'intento quando il fratello sorrise davvero « ... ce l'hai!»
« Davvero.» lo rassicurò, abbandonando le tendenze carnevalesche del suo carattere. Gli occhi spiccavano luminosi sotto l'ombra del cappuccio... o forse l'ombra veniva proprio dal viso di Hokuto-chan.
« Andrà tutto a posto, tutto come abbiamo progettato. Dove credi che potrei andare, se sapessi che tu sei
rimasto senza di me, eh?».
Torneremo a casa, Subaru.
Torneremo, te lo prometto.
O se proprio non potremo farlo, staremo insieme.
Però la luce di Hokuto non era la stessa.
« Hokuto-chan.»
« Eh?»
« Non voglio separarmi da te.»
Vederla sparire nella folla e pregare perché non le succedesse nulla e non poter fare nient'altro non era esattamente ciò che avrebbe voluto.
« Ma zitto, Casanova da strapazzo!» la mano di Hokuto si lasciò sfuggire uno scappellotto leggero, che provocò più rumore che danno. Per darle soddisfazione, Subaru si massaggiò la nuca per calmare un dolore inesistente.
Voleva crederle.
Avrebbe fatto di tutto per crederle.
Sobbalzò d'improvviso, accorgendosi dell'uomo uscito indenne dall'orda di passeggeri impegnati nelle loro faccende. Paralizzato dal terrore, non sapeva se scappare via a gambe levate, ma, così facendo, avrebbe messo in pericolo la gemella, se questa fosse stata riconosciuta.
Che fare?
Con le spalle al muro, si lasciò prendere per il polso e si voltò con uno scatto.
Hokuto era già lontana, vedeva il cappuccio bicolore sempre più irraggiungibile in mezzo alla fiumana di gente. Sollevato, Subaru non oppose la minima resistenza, preoccupato per il fatto che qualcuno si stava dando da fare per sgravarlo della propria condanna, sì, ma a quale prezzo?
Sua sorella non valeva tutto questo.

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« Kamui!»
Ancora sconcertato, Subaru si rivolse verso la porta. Era entrato un ragazzino che doveva essere più o meno un suo coetaneo, inverosimilmente magro, che indossava un paio di jeans scoloriti sotto una camicia troppo larga.
« Dimmi.»
« Fai vedere al signorino l'alloggio.» impartì Fuuma, con una sfumatura di maligna ironia. Kamui gli indirizzò un cenno d'assenso, chiedendo al giovane di seguirlo. Questi, ancora ammutolito dall'esame a metà fra una visita medica e una vendita al mercato a cui era stato appena sottoposto, si lasciò guidare dall'altro.
« Tu saresti...?»
« Subaru Sumeragi.»
« Kamui Shirou. E ti consiglio di non farti venire il fegato amaro o di fare troppo l'eroe, qui non c'è posto per chi è buono col prossimo. Ricordatelo, tu che sei così minuto.» lo ammonì, gli occhi di un azzurro vivido su di lui.
Il nuovo arrivato ricambiò, non sapendo se dimostrare gratitudine o sottomissione. Stava cercando di proteggerlo o di spaventarlo?
Non ebbe il tempo di chiederglielo che già l'adolescente stava indicando la porta che aveva socchiuso.
« Qui dormiremo io e te quando non lavoreremo, il letto di destra è mio.».
Lo condusse all'interno della stanza: moquette bordeaux, pochi mobili economici. I due letti erano uniti e ciascuno era affiancato da un comodino su cui era appoggiata una piccola lampada. Contro la parete, un armadio di dubbia resistenza. Appoggiò il suo esiguo borsone sul materasso destinatogli e si stese accanto ad esso, la schiena che gli doleva e un fastidioso nodo alla bocca dello stomaco.

... tu che sei così minuto...

Rimuginò sulle parole di Shirou. Effettivamente, la sua fragilità fisica rappresentava un pericolo semmai si fosse esposto eccessivamente. Non sarebbe occorso un granché, per piegarlo.
Alla stregua di un oggetto.
La testa gli pulsava dolorosamente, tentò di riposare gli occhi appoggiandovi sopra una mano. Sentiva il passo un po' strascicato e indifferente di Shirou che si affievoliva sempre più, fino a che la porta non si chiuse.
Solo.
Il silenzio ronzava pigramente nelle sue orecchie.
Si addormentò, con l'impressione che quello fosse il suo letto. Hokuto lo svegliava con la solita irruenza ciclonica.
Era un sogno che avrebbe fatto spesso.

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La penombra rendeva indistinta la sagoma di chiunque.
Ma a Subaru quel cappotto non sarebbe mai sfuggito. Varcava l'ingresso angusto dell''Angels' e si faceva strada fra i tavolini, per la maggioranza vuoti. Guardava il divanetto meno in vista.
E lo trovava lì, seduto. Ed era sicuro che lui lo stesse aspettando.
Non gli sorrideva e non si muoveva. Ma l'umido brillare degli occhi risaltava nell'illuminazione fioca.
« Ciao.»
Semplicemente, lo salutava, avvolto nell'aroma del dopobarba, avvicinando il viso perché solo lui potesse sentirlo.
Quella sera, però, Subaru non gli rispose, perché Seishiro gli cinse la vita con un braccio e avvicinò la bocca alla sua in un leggero strofinio di labbra, incontrando lentamente l'adolescente, così vicino al suo profumo morbido da riuscire quasi a sentirlo nella mente.
« Andiamo... di là...» mormorò, mentre cercava di tirare il ragazzino in piedi.
Piano, Subaru acconsentì, solleticato dalle sue mani e dai suoi capelli. Vacillarono fin quando non tastarono una porta che, in un batter d'occhio, li inghiottì.
Il buio allargato davanti alle iridi li rese ciechi a tempo indeterminato, eppure il più giovane cercò le spalle dell'uomo per non cadere. La guancia di lui premeva sulla sua mentre le labbra scivolavano calde a sciogliere la tensione del collo e, senza nemmeno rendersene pienamente contro, Subaru lasciò che il peso di Seishiro lo schiacciasse contro la parete, le mani strette nelle sue.
« Seishir-» sussurrò, ma le dita erano già premute contro la cerniera dei suoi pantaloni e le gambe erano già nude e... e Seishiro...
Subaru si irrigidì per un istante prima di realizzarsi nell'abbraccio caldo della bocca dell'amante.
Qualcosa di elettrico rimbalzò da un estremo all'altro della sua colonna vertebrale mentre l'altro si spingeva maggiormente contro i lombi sottili. Afferrò le ciocche brune con forza e le trattenne fra i palmi onde evitare di cedere al fiotto di fuoco che l'aveva avvinto, nel ritmo esasperante di lui che si dondolava per portarlo all'insopportabile apice del desiderio.
Gemette, sotto le carezze ogni attimo più incalzanti. Seishiro alzò gli occhi, davanti allo spettacolo delle palpebre abbassate, della testa mollemente rilassata e dei contorni pubescenti inarcati in un'inebriante semi-estasi.
Il corpo esile di Subaru fu scosso da un fremito, strinse i capelli dell'altro, questa volta nel tentativo di allontanarlo, tuttavia questi si aggrappò alle sue anche, impedendoglielo. Di conseguenza, il sedicenne si rilasciò completamente nella sua bocca, con un pesante singhiozzo e, come l'uomo aveva previsto, con grande imbarazzo, le guance solitamente trasparenti accese di cremisi, le labbra lucide di saliva.
« Subaru-kun.» riprese fiato. La sua voce rauca tranciò di netto il velo che aveva avvolto il ragazzino.
« Vieni ad Okinawa con me.»
« ... cosa?» ansimò l'altro, ancora impegnato a regolarizzare il respiro
« Ti prego.».
Adesso Seishiro si era rialzato in piedi e lo fissava seriamente, aiutandolo a svestirsi del tutto. Ipnotizzato per un momento dall'elegante silhouette nuda illuminata da un fioco riflesso di luna, lo imitò e premette le mani contro le scapole fini che gli ricordavano l'attaccatura di piccole ali.
Subaru si nascose nella sua spalla. Il corpo dell'uomo aderiva al suo, come se bisognasse del suo calore... Retrocessero verso il letto e vi sprofondarono, senza una parola. L'unica cosa che il ragazzo riusciva a percepire, oltre alla pelle tiepida di lui, era... il diffondersi di un tepore sfrigolante nello stomaco. Cercò il viso di Sakurazukamori, contiguo al suo. Dormiva, disteso, rilassato.
Non riusciva a smettere di sorridere, osservandolo.
Chiuse gli occhi.
Nient'altro all'infuori di quel respiro regolare.

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« Ci siamo... addormentati.» constatò Seishiro, mettendosi comodo contro lo schienale.
« Già.» gli rispose Subaru, in un laconico e contento mormorio, gli occhi schiusi appena, sdraiato fra le lenzuola, come un gatto stanco di giocare con il gomitolo, inondato dal riverbero del mattino.
Una mano di lui si abbassò a sfioragli i capelli, poi andò a raccogliere la giacca finita sul pavimento, sicuramente in cerca delle inseparabili sigarette. Come non detto, eccolo rispuntare con l'agognato pacchetto stretto in pugno e con... una fotografia, presa probabilmente per errore.
« Chi è?» Subaru si sedette e si sporse con una curiosità di cui si pentì all'istante, notando un secondo di ombra nell'espressione dell'altro.
« Mia... moglie.» gli rivelò, con titubanza.
« Ah.»
Era stato stupido, da parte sua, credere che Seishiro non avesse qualcuno da cui tornare. Ammirò la superficie lustra dell'immagine: la donna che vi sorrideva era incredibilmente minuta, una bambina, quasi. Certamente sopra la quindicina. La pelle candida come neve, aveva un viso sottile, in cui si accendevano due grandi occhi felini, di brace, ombreggiati da lunghe ciglia scure. Il nasino era proporzionato alla sua figurina così evanescente, mentre piccole labbra rosse e cuoriformi circondavano una sorridente dentatura diritta e immacolata. Una lucente, serica cascata di lunghissimi capelli color dell'ebano cadeva libera sulle fragili spalle rivestite di un ricco kimono ricamato. Il sedicenne immaginò le mani forse incrociate in grembo: dovevano essere così affusolate da sembrare quelle di una graziosa bambola di porcellana. Dunque era questo il tipo di bellezza che attraeva Seishiro-san.
« Beh, non posso dire che sia finita, perché in realtà non credo sia mai iniziata.» rifletté il suo amante, a voce alta. C'era un tono di giustifica che il ragazzino preferì confondere con la sua immaginazione.
« Sono membro di una famiglia decisamente in vista. Setsuka me l'hanno scelta. A dire il vero, non sono nemmeno sicuro di quanti anni abbia davvero e, a dirti la verità, non è che me ne importi granché. Praticamente, di lei so solamente che è meravigliosa, non credo esista un'altra donna così bella, eppure... Guardala. Lei deve garantire un erede? Fragile com'è, penso che finirei per romperla. Le piace vestire in kimono, non fa che sorridermi e rivolgersi a me in tono cerimonioso, senza nemmeno osare avvicinarsi. Io, da parte mia, non l'aiuto affatto. Ho l'impressione di aver sposato un soprammobile. Ma, a quanto pare, ogni membro di una famiglia illustre deve rinunciare alle cose più semplici per poter permettersi di rimanere tale.» borbottò, mesto.
Il giovane si limitò a guardarlo, senza dirgli quanto avesse ragione. Rimase assorto fino a che la mano di Seishiro non si insinuò gentilmente nella sua.
« Vieni con me.».
Rabbrividì mentre lui lo spingeva contro il suo petto. Subaru vi si rincantucciò contro, incerto, mentre, troppo tardi, si accorgeva che l'uomo stava scivolando su di lui.
« Tre giorni. A Fuuma parlo io. Tu non pensare. Non pensare a Setsuka. Non pensare a nessuno.» sussurrò, appoggiando le labbra su quelle morbide dell'adolescente.
« Seishiro... san...».
Non avrebbero dovuto, era rischioso che un cliente si trattenesse troppo oltre il consentito...
...ma...
« ... ah...»
... il mondo si chiudeva davanti ai suoi occhi, se Seishiro... così...
« ... io...»
« Mh...?» lo esortò, catturando il lobo del suo orecchio per giocherellarci.
« ... vengo. Voglio venire con te.».

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Note... 1 Luglio 2005, 13:40. Questo capitolo mi è uscito molto, molto più romantico di quello che credevo all'inizio. Riguardo alla fatidica scena... XDDD è la prima volta che descrivo il sesso orale XD, spero di non essere stata né troppo vaga né troppo... insistente XD! Seichan è OOC, sì. Ma giusto di poco! Cercate di comprendermi, esigenze di copione! Spero che adesso la collocazione temporale sia più chiara... e spero che continuerete a seguire la storia fino alla fine, ad occhio e croce per altri... uhm... quattro o cinque capitoli. Vedrete il prossimo, eheh! Oh, l'unica cosa che non ho scritto come vorrei, il flashback, l'ultimo dei tanti XD. Non so, c'è qualcosa di freddo... Bah.

Juuhachi Go @ "No Hope for Cinderella"