Titolo: The Nabradian affair
Fandom: Final Fantasy XII
Personaggi: Ashelia B’Nargin Dalmasca, Al-Cid Margrace, Basch von Rosenburg, Vossler York Azelas
Parte: 1/1
Rating: PG13
Conteggio Parole: 1553 (LibreOffice)
Note: AU
«Immettiti nella seconda sala a destra.»
«Sì» Ashe soffiò nella ricetrasmettente stretta nel solco dei seni, nell’elegante scollatura nera del vestito, e i suoi tacchi picchiettarono con disinvolta grazia sul pavimento di marmo arabescato, infilandosi fra gli ospiti intenti a chiacchierare in languidi giri di valzer.
Lei li evitò, tenendosi vicina al tavolo del buffet, un bicchiere di Martini in mano – la sala era gremita, e non era facile intrufolarvisi con savoir-faire per passare alla successiva.
«Veloce, Ashe, veloce!» sibilò Vossler nel suo orecchio, in un moto di brusca agitazione «Le spie di Rozaria potrebbero essere già qui, e non possiamo permettere che prendano il rullino!»
Lei ascoltò il rimbrotto di Basch in direzione del tono aspro del compare e sospirò.
«Non sono io quella che è stata retrocessa alla posizione furgone!»
Dal furgone suddetto, Basch alzò gli occhi, trangugiando un sorso di caffè.
«Su, non è il momento di litigare… piuttosto, riesco a vedere la sala. Lì ci dovrebbe essere uno dei nostri. Chiedi di Rasler.»
Ashe si preparò ad avventurarsi all’interno del salone con le dovute precauzioni – il silenzio che l’avvolgeva la insospettiva, così come non la rendeva tranquilla il grande lampadario di cristallo: era stato spento, segno che l’area era preclusa agli ospiti. Entrava il vento profumato dei boschi che circondavano Nabudis, e il freddo le faceva venire la pelle d’oca. Si decise a entrare con falsa disinvoltura, le braccia incrociate sul petto.
Appoggiato alla balaustra, tuttavia, sembrava esserci un ospite poco interessato al cicaleccio mondano, i capelli arruffati ad arte mossi dal vento, e un profilo slanciato fasciato in un completo nero a righine bianche di pessimo gusto.
«Ashe, questa cosa non mi piace» borbottò Vossler.
Ashe aggrottò le ciglia.
«Rasler è biondo e pallido come uno svedese» puntualizzò Basch.
Adesso poteva cominciare a preoccuparsi, si disse, avvicinandosi al davanzale.
«Se ha freddo posso chiudere» mormorò suadente la voce dell’uomo, con accento marcatamente straniero, quando Ashe si appoggiò con i gomiti sulla ringhiera, a fianco a lui.
Rise educatamente.
«E chiuderci fuori?»
«La musica si sente anche da qui. Potremmo ballare» suggerì, in un piacevole sdrucciolare di sillabe andaluse.
Che spaccone.
Ashe sorrise di nuovo.
«Vuole farmi credere che si è ammessi a una festa simile senza un partner?»
«Potrei dire la stessa cosa di lei, signorina…» ridacchiò lui, fissandola con brucianti occhi d’ambra.
Non doveva avere più di trent’anni, e aveva una notevole presenza, di cui sembrava pienamente consapevole. Sembrava atletico, e un velo di barba gli dava un’aria fintamente trasandata. In realtà, Ashe avvertiva distintamente il profumo avvolgente e pulito della sua acqua di colonia, e rise nei suoi pensieri di questi salamelecchi inconfondibili – Rozaria avrebbe dovuto mettersi l’anima in pace, ed esportare prodotti meno caratteristici per le questioni delicate.
Appoggiò il suo Martini negletto ai piedi dei tacchi a spillo e gli tese la mano.
«Ashelia B’nargin Dalmasca.»
«Al-Cid Margrace» le rispose lui, con un sorriso da gatto. Non tese la propria mano di rimando, preferì prendere quella di lei e baciarla lievemente.
Quando aveva già la pistola a mezz’aria, si trattenne dal palesare una smorfia: lei l’aveva preceduto, e lo teneva sotto tiro con mezzo secondo d’anticipo.
Sospirò con delusione.
«Per sprecare un così giovane fiore, la Repubblica di Dalmasca deve essere a corto di personale!»
«Almeno Dalmasca non usa lo stampino, señor…» lo rimbeccò lei, con una nota di soave dispetto. Indietreggiò in uno scatto, e così fece il suo avversario.
«Vuole qualcosa che purtroppo mi appartiene già, suppongo!» ammiccò Al-Cid, ben sapendo che, se davvero avessero sparato, sarebbero entrambi morti all’istante.
«Mi dia quel rullino» lo apostrofò seccamente Ashe, stanca dei convenevoli.
*
«Dio mio, questa è la volta buona che si fa ammazzare!» esclamò Vossler, passandosi una mano fra i capelli. Basch si limitò a un cenno di diniego.
«Beh, d’altronde solo morta cadrebbe fra le braccia di un bellimbusto come quello…»
Il collega non rispose – bevve rumorosamente quel che restava del proprio caffè, e osservò Basch riaprire la comunicazione.
«Gambe in spalla, Ashe!»
«Detto fatto» commentò Vossler, asciutto.
Con un ringhio, Basch si concentrò sul monitor.
*
A Rozaria non erano evidentemente abituati a ricevere ordini, prese atto Ashe con amarezza.
Si era sporta in tempo oltre il parapetto, evitando il proiettile che era esploso dalla pistola di Al-Cid, abbastanza in ritardo perché potesse evitarlo.
Adesso, tuttavia, penzolava nel vuoto col nemico accanto, e non poté non aggrapparsi agli intarsi dei cornicioni.
Purtroppo per lei, Al-Cid possedeva l’agilità di una pantera, e il vento fischiava forte, quella sera, il che significò ritrovarselo perfettamente in piedi dietro la schiena.
«Ashe, cerca di bloccarlo fra il quinto e il sesto piano dell’albergo, Rasler sta salendo con i rinforzi, sarà qui nel giro di dieci minuti!»
«Ma sì, Basch, già è appesa al cornicione del quindicesimo piano! Cos’altro vuoi chiederle, il salto da un treno in corsa?»
Basch si trattenne dallo strangolarlo, e si sentì quantomeno rincuorato nell’attimo in cui vide Ashe che, giustamente sorda ai rimbrotti di Vossler, abbatteva il fragilissimo cristallo nabradiano della vetrata con una poderosa spallata.
*
I frammenti piovvero sugli ospiti terrorizzati in un fracasso terrificante, ma Ashe ebbe modo di farsi diventare le orecchie rosse di rabbia nell’udire, nonostante tutto, il commento del rozariano.
«Cosa dovrebbe farsene una ragazza così bella, di un dossier sulle armi atomiche di Nabradia?»
«Ostacolare Rozaria nell’imitarne l’esempio è un buon inizio!» replicò lei con astio, la pistola nuovamente puntata su di lui.
«Gliel’assicuro, mia cara. Se la guerra si potesse evitare, avrei già provveduto.»
Ashe non si lasciò impressionare, e tentò, piuttosto, di colpirlo con un calcio in pieno viso, forte della pericolosità dei propri dodici centimetri di tacchi, ma Al-Cid dimostrò, ancora una volta, di esserle superiore, parandosi con un braccio.
Lei vacillò senza cadere, lanciandosi al suo inseguimento quando lo vide scivolare lungo la ringhiera di mogano, giù per la tromba delle scale.
Emulandone la trovata, Ashe riuscì a bloccarlo cadendo sulla sua schiena alla fine della corsa, a cavalcioni su di lui.
«Tanga di seta, mh?»
Lei non raccolse la provocazione – rotolò rapidamente da un lato e lo calciò. Al-Cid non osò sollevarsi dal pavimento, ma sparò nella direzione di Ashe, colpendo due piatti ornamentali, che si frantumarono in un tintinnio infernale.
Ashe balzò in piedi, e Al-Cid si ritrovò a doverla seguire di nuovo, nel tentativo di ingaggiare un combattimento corpo a corpo.
In equilibrio sulla nuova rampa di scale, Ashe lo afferrò non appena fu alla sua portata, e fu particolarmente fiera di sé, quando riuscì a piegargli un braccio dietro la schiena, con tanto di beretta in mano, ignorando il tifo spudorato dei due uomini nel furgone.
Con un sorriso di vittoria, scivolò dietro di lui e intensificò la stretta. Non riuscì a strappargli una vera e propria esclamazione di dolore, ma rise quando premette il corpo contro il suo, accostando le labbra al suo collo, la mano libera che si tendeva sulla camicia e sotto la giacca, in una languida, giocosa carezza.
Appoggiò le labbra al suo orecchio.
«Dica a Rozaria che stavolta vinco io, Al-Cid.»
«Cos—»
Ashe lo lasciò andare, scattando come una molla alla massima velocità che le scarpe le consentivano, e lui le tenne dietro, la mano che s’infilava nella tasca interna della giacca e riemergeva vuota.
Sogghignò.
«Piccola strega!»
Ashe si voltò per sparare, almeno a scopo intimidatorio, attraverso il corridoio ormai vuoto. Prese la colonna, incidendo quattro fori nel marmo.
Caricò di nuovo, pregando Dio che stavolta Vossler non avesse risparmiato sui proiettili.
«Ammazzalo, no?» sbottò Basch, irritato, e seriamente preoccupato dal pensiero che lei potesse davvero lasciarci la pelle.
«Voglio avere le prove per accusare Rozaria di spionaggio!»
«E io voglio portarti al poligono per una rinfrescata!» ruggì Vossler in sottofondo.
Decise di soprassedere con un sospiro affannato mentre correva, intercettando la targa d’ottone del sesto piano.
Ghignò anche lei, e non si accorse che, sulla lucida superficie dorata, l’espressione di Al-Cid era pressoché identica alla sua.
Grata al Cielo per il furioso rumore di elicotteri che aleggiavano ronzando come enormi mosche di metallo, Ashe spalancò il monumentale ingresso della terrazza, e Al-Cid sgusciò subito all’aperto, la pistola di lei puntata addosso.
Gli aerei seguitarono a volteggiare placidi quando Al-Cid diede loro la schiena.
Pur non capendo a che gioco quel Rasler stesse giocando, Ashe corrugò la fronte e si lanciò di nuovo verso il suo nemico e—
E non si accorse della mano di lui già saldamente stretta attorno a uno dei due pattini d’atterraggio, perché lui aveva graziosamente inclinato la testa, con tutta la serenità di questo mondo, e l’aveva baciata, in un morbido effluvio di acqua di colonia, per poi sollevarsi in volo.
«Dite a Dalmasca che vinco io, mio bel fiore del deserto.»
Ad occhi sgranati, Ashe guardò prima il rullino che Al-Cid stringeva fra due dita, poi il decolleté da cui l’aveva sottratto.
Poi lo guardò allontanarsi, lo guardò lanciare una manciata di petali di rose rosse nel mandarle un bacio con la mano libera, con la giuliva connivenza di un branco di doppiogiochisti.
Maledetto Vossler e l’affidabilità dei suoi nominativi!
«Spaccone!» urlò, così forte da sentirsi spellare la gola, il vento e i petali che la schiaffeggiavano.
Li avevano fottuti! Fottuti da un branco di talpe in elicottero!
Con un ruggito, aprì la comunicazione.
«Basch, lasciami una ciambella con la glassa.»
~
A/N 8 maggio 2009, ore 0:45. Ci pensavo tipo da ieri, poi pomeriggio la liz mi ha benedetta ed è uscita fuori lei ♥, che è fondamentalmente una piccola AU stronza senza pretese, e più gen di quel che sembra, nonostante il bacio sia stato la prima cosa concreta che mi sia venuta in mente. Ho decisamente un’insana ossessione per le mini-AU <3.