[Mo Dao Zu Shi] Winterbloom

Titolo: Winterbloom
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Personaggi: Lan Wangji, Wei Wuxian
Parte: 1/1
Rating: NC17
Parole: 3292 (Word 2019)
Note: per il P0rn Fest #17, NSFW, ambientata all’inizio del romanzo, Lan Zhan sta sotto, prendetevela con Cate XD. Il titolo non mi piace e pure la fic è un po’ tirata via.

Winterbloom
[P0rn Fest #17] Wei Wuxian non riesce a trattenere la voglia di stuzzicare Lan Wangji, ma si trova ad avere a che fare con delle conseguenze inaspettate

Quando il pannello di carta si aprì in un fruscio quasi inudibile, Wei Wuxian cercò di imitare al meglio la postura perfetta dei Gemelli di Giada, il pennello tenuto con grazia fra le dita, già luccicante di inchiostro e proiettato sul foglio bianco. Si era tirato i capelli all’indietro con attenzione e aveva indossato il suo sorriso più docile – se il nemico non cede, tu prendilo in contropiede!
«Buongiorno, Hanguang-jun.»
Lan Wangji gli scoccò un’occhiata omicida e, ignorandolo di proposito, si andrò a sedere il più possibile lontano da lui, con Wangji sotto al braccio, e cominciò a pizzicare qualche nota di esercizio per meglio scandire il ritmo della sua punizione.
Fingendo sorpresa, Wei Wuxian sbatté le ciglia. Negli ultimi tempi erano quasi arrivati a riuscire a portare avanti una conversazione civile, se non addirittura amichevole – una regressione così epocale lo avrebbe costretto a ripartire da zero.
Non che io non me lo sia meritato, dovette concedere a sé stesso.
«Non potresti suonare qualcosa di più vivace, a quest’ora del mattino? Non–»
Il resto della lamentela, assieme al tono giocoso con cui lo stava per punzecchiare, gli morì in gola all’istante: Lan Wangji sollevò le dita dalle corde del guqin per fissarlo di proposito e irradiare tutta la sua aura verso di lui. Colpito in pieno, Wei Wuxian si morse la lingua per non protestare. Rabbuiato, capì che prenderlo di petto così non gli avrebbe reso la vita facile, né tantomeno lunga, perciò trattenne più che poteva il sorriso che gli stava salendo alle labbra e si mise a scrivere di buona lena, guardandolo di sottecchi di tanto in tanto.
Non stava suonando nulla di particolare: non era tipo da strimpellare senza scopo, ma quell’ultimo periodo da secondino e castigatore doveva davvero averlo turbato – quell’uso improprio di Wangji era probabilmente l’ultima risorsa rimastagli prima dell’omicidio. Si sentì pungere fra le costole da un rigurgito di coscienza che durò pochi secondi.
Seduto di profilo nella luce bianca di quel mattino d’inverno, gli occhi trasparenti e luminosi concentrati sul movimento delle mani, sembrava davvero una creatura celeste, ineffabile e delicata. Il viso di ragazzino conservava ancora qualche traccia di rotondità infantile, soprattutto se suonava con quell’aria corrucciata, la testa appena china e i lunghi capelli scuri che cadevano come un fiotto d’inchiostro sul legno laccato del suo strumento. Era tutto un contrasto di bianchi e neri, come se qualcuno lo avesse pensato senza macchia per disegnarlo su un foglio. Pure la carnagione era incolore, anche quando era infuriato. S’immaginò il sangue che gli correva esitando sotto la pelle e gli vennero in mente i fiori di pruno che crescevano nei boschi attorno ai Recessi delle Nuvole, sui rami carichi di neve. L’intero clan li aveva piantati per secoli a mo’ di primo, rudimentale talismano che respingesse gli spiriti maligni, e tutti i discepoli avevano continuato a prendersene cura. Il cuore gli saltò un battito – se Lan Zhan si fosse distratto proprio in quel momento, lo avrebbe sorpreso ad arrossire come una ragazzina.
Inspirò a fondo l’aroma di sandalo che saliva in un refolo bluastro dall’incensiere e tornò al lavoro.
Tutta quell’immobilità forzata lo stava facendo diventare troppo sentimentale.

*

«Ho finito!» esclamò, trionfante, nella speranza di farlo sobbalzare almeno un po’. Lungi da concedergli simili soddisfazioni terrene, l’altro tacque e si avvicinò per assicurarsi che non gli stesse mentendo. Wei Wuxian fece gran scena di soffiare sull’inchiostro ancora umido.
Porse il quaderno nella mano aperta di Lan Wangji, sfiorandogliela in una carezza impercettibile – era calda e appena un po’ sudata.
Con un sopracciglio corrugato, Lan Wangji aprì il quaderno proprio a metà-
«WEI YING-»
Wei Wuxian fece un saltello all’indietro quando gli vide il viso scolorire di una rabbia sovrumana, che nemmeno anni e anni di precetti imparati a martello riuscivano più a placare.
Il quaderno era pieno di stampe erotiche, la copertina delle quali giaceva sotto le sue ginocchia, nasciosta dal cuscino.
«Su, non prendertel-»
Lan Wangji lanciò il quaderno a terra, a faccia in giù, e tutto il contenuto maltrattato si spaginò all’istante. Wei Wuxian, dal canto suo, aveva ancora la bocca spalancata. Ci mise un momento di troppo ad accorgersi che Lan Wangji aveva sguainato Bichen in un balzo e che la punta minacciava di mozzargli la lingua. Con una capriola, anche lui corse a prendere Suibian, ma, visto che il suo avversario non attaccava, si prese la briga di osservarlo.
La mano che stringeva la spada gli tremava.
«Si può sapere cosa ti ho fatto di- di così odioso? Perché ti diverti a trattarmi come-come se l’unico scopo della tua vita sia infastidirmi e irridere qualsiasi tentativo di comportarsi in maniera decente?»
«Lan Zhan, mi-»
«Non dire sciocchezze, non ti dispiace! Sei insopportabile, maleducato, chiassoso, insolente e presuntuoso, passi tre quarti della tua giornata a dire cose senza senso e-»
Gli si ruppero le parole in bocca – forse non era abituato a prendere abbastanza fiato per parlare con tutto quel fervore. Wei Wuxian posò a terra la spada, il senso di colpa piantato come un chiodo nelle costole. Aveva davvero passato il segno, e l’unico motivo per cui Lan Wangji non l’aveva fatto a pezzi era la sua leggendaria temperanza. Non aveva solo esaurito la sua pazienza, l’aveva davvero ferito. Si sedette.
«Mi dispiace. Ho esagerato.»
Lo disse di nuovo, sommesso, con dolcezza, e ottenne almeno di fargli rinfoderare la spada. Lui continuò a tenerla stretta fino ad illividirsi la mano, le orecchie che gli andavano a fuoco e il respiro che gli si levigava a fatica. Chiunque, al suo posto, sarebbe scoppiato in lacrime. Deglutì a vuoto e sbattè le ciglia per riprendere possesso delle proprie facoltà.
Wei Wuxian non osò fiatare, e si tenne a debita distanza, evitando lo sguardo del ragazzo che, nonostante tutto, sembrava cercare il suo, forse per atterrarlo con un maleficio. Poi, come se nulla fosse accaduto, sedette di nuovo a terra e riprese a suonare. Stavolta, però, le dita si muovevano, ancora tremanti, sulle note di Purificazione del Cuore.
«Hanguang-jun… non pensavo di averti turbato fino a questo punto. Mi dispiace.»
Non ottenne nessuna risposta da parte sua: Lan Wangji trattenne il respiro per illudersi che se ne fosse andato, e continuò a suonare. Wei Wuxian si alzò in piedi e gli andò incontro, senza curarsi delle ondate di gelo spirituale con cui l’altro cercava di respingerlo.
«Così non andiamo da nessuna parte.»
«No. Hai ragione.»
«Lan Zhan… vuoi davvero passare i prossimi tre mesi senza rivolgermi la parola?»

Forse dovrei smetterla di dargli suggerimenti.

«Perché io, onestamente, non ho voglia.»
«…»
Gli si avvicinò ancora e Lan Wangji fu costretto ad interrompersi per alzarsi e allontanarsi.
Wei Wuxian alzò gli occhi al cielo.
«Scusa, però, eh! Che razza di modo di fare è questo?» sbottò, a un soffio dal suo viso. Voleva essere un rimbrotto di pari violenza rispetto a quello che aveva subito, ma non era proprio nella sua natura essere così drammatico, perciò glielo disse un po’ sbuffando e un po’ ridendo.
«Non spiccichi mai una sola parola, non reagisci agli scherzi, non reagisci davanti a un intero quaderno di disegni erotici, non mi dai mai modo di scambiare due parole con te… mi spieghi come si fa a conoscerti? A intavolare una conversazione civile? Hai veramente intenzione di fare il monaco?»
Il riso era sparito dalle ultime parole.
Lan Wangji continuò a guardarlo fisso come se avesse il potere di dargli fuoco con la forza del pensiero, ma quell’attimo di onestà gli fece rilassare la postura.
«Eddai, Lan-er-gege, basta con questo muso lungo!» esclamò Wei Wuxian all’improvviso, prima di buttargli un braccio attorno al collo. Gli sgattaiolò dietro a passo di danza e fece una mezza piroetta per ritornargli contro, mentre l’altro cercava di toglierselo di dosso.
«Piantala!»
Wei Wuxian rise, schiacciandosi contro di lui, e allungò una mano per pizzicargli una guancia. Appoggiandogli il palmo della mano sul viso, Wei Wuxian realizzò, ad occhi spalancati, che quella pelle bianca e trasparente come giada intagliata bruciava di febbre.
«Ma di che diamine sei fatto?» ridacchiò, sottovoce, il profumo dei suoi lunghi capelli neri che gli faceva battere il cuore a grossi rintocchi sordi. Esterrefatto, ci mise un attimo per capire che no, Lan Wangji non si era spostato, vuoi per lo shock, vuoi per la paura. Wei Wuxian si rilassò ancora più contro di lui, il calore del suo corpo che filtrava dalla trama di incantesimi intessuti fitti fitti nella stoffa, e il fiato gli morì in gola.
«Lan Zhan… ce l’hai duro?»
Non era una domanda.
Wei Wuxian si stava tenendo in equilibrio puntando l’osso del bacino su di lui e, a differenza di Lan Wangji, non aveva tutta questa propensione per la vita monacale – sapeva bene come e quando arrossire, se la circostanza lo richiedeva. A bocca aperta, fece scivolare la mano fra di loro e sfiorò con mezzo polpastrello l’erezione che s’intravedeva fra le vesti bianche.
«Tu–è per questo che–?» ma tacque subito: per una volta tanto, sicuro di non avere nulla di sensato da dire, decise di stare zitto. Non c’era nemmeno più nulla da ridere.
Senza pensare troppo a quello che stava facendo, aprì il palmo della mano sopra di lui e ricalcò i contorni con la punta di un dito. Lan Wangji, più sangue che autocontrollo, si fece scappare un mezzo suono di disperazione.
«Oh, Lan Zhan…» mormorò, un povero te taciuto in fondo alla frase.
Aggrovigliò le mani fra i suoi capelli e gli incrociò le braccia attorno al collo come se non avesse fatto altro fino a quel momento. Lui non rispose niente, ma Wei Wuxian lo sentì tremare da capo a piedi. Poggiò la testa vicino al suo orecchio per sussurrargli qualcosa, qualsiasi cosa, ma non gli venne in mente niente – gli prese il lobo dell’orecchio fra i denti e la pelle di lui gli si increspò in un brivido sotto le dita.
«Wei Ying–» gli uscì, a mezza voce, come fosse un lamento.
Wei Wuxian gli mise un dito sulla bocca – proprio adesso devi parlare? – e Lan Wangji gli morse il polpastrello senza preavviso, sfiorandoglielo con la lingua. A sentire come scottava, si sentì morire – una fitta di desiderio caldissima gli fece cedere le ginocchia.
Come una bambola di pezza fra le sue dita, si fece tirare per non capitombolare a terra, il fiato che gli scappava di bocca in due o tre parole senza senso e senza importanza. Lan Wangji gliele morse via di bocca, aprendogli le labbra con la lingua, le mani annodate fra i suoi capelli in un solo gorgo di disperazione. Cercò a tentoni il nastro che ancora glieli teneva legati, gli diede uno strattone impaziente, quasi rabbioso, e una pennellata di ciocche nerissime gli piovve fra le dita.
Come se avesse tirato l’ultimo filo che teneva insieme la trama del suo autocontrollo, Wei Wuxian annaspò per un attimo, riemergendo dal bacio per una boccata d’aria, ma Lan Wangji, con una punta di cattiveria, gli prese la nuca con tutte e due le mani e lo baciò ancora. Un gemito di sorpresa passò di bocca in bocca quando Wei Wuxian non gli oppose nessuna resistenza, anzi, si strofinò contro di lui per fargli sentire quanto il suo desiderio fosse ricambiato e scoppiò a ridere quando la stretta del suo abbraccio divenne una paralisi di terrore. Capendo di aver ottenuto da lui il picco di iniziativa che tremila regole di castità mandate a memoria gli consentivano, gli sciolse il nodo della cintura e lo prese in mano, cominciando ad accarezzarlo lentamente.
«Pensavi a questo ogni volta che ti facevo perdere le staffe?»
Prima ancora che gli rispondesse il suo singhiozzo strozzato, gli rispose l’erezione che aveva fra le dita – il sangue gli passò sotto i polpastrelli come la scarica di un fulmine. Capì che qualunque altra persona non temprata dallo stesso regime di Lan Wangji sarebbe scoppiata. Cominciò a spogliarlo con la mano libera, mordendo e accarezzando ovunque riuscisse, e nemmeno il segno dei suoi denti attecchiva su quella pelle bianca. Morse più forte nell’incavo del collo, e ottenne solo di essere baciato ancora – con più forza, stavolta, con tutta la bocca aperta.
Improvvisamente, sentì cinque dita intrecciarsi alle sue e il bacio interrompersi in uno schiocco bagnato. Wei Wuxian si separò da lui, un po’ riluttante, un filo di saliva che gli indugiava sulle labbra. Lan Wangji chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro la sua, inspirando l’aria a grandi sorsi.
«Se continui a toccarmi–» e gli spostò la mano.
Wei Wuxian sciolse la cintura dalla vita e riuscì ad abbassare almeno parte dei pantaloni. Prima che Lan Wangji potesse cambiare idea, lo tirò per il polso e lo costrinse a chiudere tutta la mano attorno a lui.
«Piano–non stringere–bravo, così–» mormorò, ad occhi semichiusi, senza spostare la fronte dalla sua. Non riusciva a trattenere i lamenti che gli sfuggivano di bocca mentre Lan Wangji lo masturbava con la stessa concentrazione metodica che avrebbe usato per suonare Inchiesta, ma non aveva il coraggio di guardarlo in faccia. Teneva gli occhi chiusi, ma adesso era imperlato di sudore come le peonie che crescevano a primavera in quello stesso giardino. Wei Wuxian, con le vesti che ancora gli ciondolavano sulle spalle, continuò a baciarlo ancora e ancora, togliendosi tutti i vestiti con uno strattone, aggrappandosi a lui con le unghie, deliziato a vedere come quel ragazzino gelido e impassibile non ci pensasse due volte ad affondargli la lingua in bocca.
«Lan Zhan–» esalò a fatica fra un bacio e l’altro «–apri gli occhi e guardami.»
E lui, obbediente, aprì gli occhi, ma abbassò la testa, arrossendo davvero, stavolta, ma senza smettere di toccarlo. Wei Wuxian dovette allontanarlo di peso – lui, del resto, non è che meditasse così spesso. Lan Wangji cercò di afferrarlo per un braccio e riportarselo addosso. Wei Wuxian cozzò contro di lui cercando di schivarlo, e si ritrovò mezzo disteso per terra, con una distesa di capelli neri in faccia e l’altro ragazzo che lo accarezzava ovunque.
I cuscini su cui erano stati seduti erano sparpagliati dappertutto, insieme alla copertina che Wei Wuxian aveva sostituito; il tavolino era tutto storto in mezzo alla stanza. Wei Wuxian si accorse appena che il pennello ce l’aveva dietro la schiena, mentre Lan Wangji gli punteggiava di baci tutto il corpo, le mani che si erano fermate all’attaccatura dei capelli mentre strofinava l’erezione contro la sua, come a cercare sollievo inconscio da quel qualcosa che non si era mai concesso di provare. Wei Wuxian rise, un suono dolce, sommesso, che non aveva nessuna intenzione di prenderlo in giro. Avvicinò il viso al suo, di nuovo – arrossisce, finalmente! – e gli leccò le labbra come un gatto.
Il povero Lan Wangji spalancò gli occhi come se gli avessero evocato un demone davanti, e Wei Wuxian rise di gusto, gettando la testa all’indietro. Spostò il tavolino di qualche centimetro, sgattaiolò via prima che l’altro potesse salirgli addosso e gli mise un braccio attorno al collo, mormorandogli all’orecchio mentre teneva l’altra mano fra le sue cosce. Era più duro di prima.
«Non ti facevo un tipo da baci, Lan Zhan, e nemmeno pensavo mordessi, domani dovrò coprirmi bene in classe.»
Gli rispose un sospiro.
«Ti piace baciarmi? Perché io ho scoperto che baciarti mi piace da morire, lo–lo senti? Non ce la faccio davvero più, sto per scoppiare.»
Lan Wangji lo sentiva senza alcun dubbio, perché Wei Wuxian si stava premendo contro le sue natiche, e le sue carezze lo stavano costringendo ad andare al ritmo della sua mano. Lo sentì pure mordersi le labbra per tenersi un gemito ben rinserrato in fondo alla gola. Cedette come un giunco quando l’altro lo fece sdraiare a faccia in giù sul tavolino, per poi rimettersi in piedi.
Rimase fermo per un momento, intontito e pure interdetto – si era messo in una di quelle situazioni per le quali le stampe erotiche non lo avevano istruito affatto, ma riusciva a percepire il disagio di Lan Wangji, che si stava visibilmente irrigidendo, esposto in quella posizione, perciò si inginocchiò dietro di lui e appoggiò le labbra nel solco del suo sedere.
Per poco Lan Wangji non diede una testata contro il tavolo.
«Non puoi–!»
«Shh, rilassati.»
Continuò ad accarezzare la sua apertura con la lingua fino a sentire le sue proteste scemare – laddove non arrivavano le parole, il corpo di Lan Wangji sussultava nello sforzo di non gridare.
«Ah–Wei Ying, per favore–»
«Che devo fare?» chiese Wei Wuxian, sentendosi stupido come mai gli era capitato. Sentire Lan Wangji che lo supplicava gli faceva tremare le ginocchia e lo mandava nel panico. Si alzò in piedi, un po’ barcollando, e mise le mani sui suoi fianchi.
«Mn–»
«Rilassati–» gli disse, in un mezzo rantolo. Affondò dentro di lui, e mentre Lan Wangji si aggrappava al bordo del tavolo, Wei Wuxian si lasciava andare col viso nei suoi capelli, mezzo stordito dal suo profumo d’incenso. Immerse una mano per accarezzarli e ci si perse dentro, tenendoli stretti nel pugno vicino al cuoio capelluto. Trattenendo il respiro mentre si spingeva in lui un’altra volta, lo cercò a tentoni e cominciò a masturbarlo di nuovo, accarezzandolo sempre più svelto con tutta la mano, fino a che non lo sentì ammorbidirsi contro la seconda e la terza spinta–
«Sei bellissimo, Lan Zhan, avremmo potuto farlo–ah–tutti i giorni così fin da subito!» singhiozzò Wei Wuxian, nello schiocco sudatissimo fra i loro corpi.
Quella frase da sola mandò un fiotto di sangue fra le gambe di Lan Wangji, che si spinse nella sua mano come un disperato. Wei Wuxian continuò a chiamarlo a mezza voce ancora e ancora, mordendosi a sangue le labbra mentre Lan Wangji gli offriva i fianchi per farlo arrivare più in fondo. Lui continuò a tenergli le dita nei capelli, piantato in fondo a quel corpo bollente di ragazzino che sollevava il bacino contro ognuna delle sue spinte, e pensò distrattamente che non avrebbe davvero voluto fare nient’altro per ogni secondo che passava a Gusu.
Lan Wangji si fece durissimo fra le sue dita, e Wei Wuxian gli rise nell’orecchio, mordendolo tutto.
«Non– mi dici niente?» lo stuzzicò, con un filo di voce, vedendo che si mordeva le labbra nello sforzo di non farsi scappare nemmeno una sillaba. Un suono solo, però, gli salì dal fondo della gola, abbastanza forte da trapassare le pareti di carta delle sue stanze. Poi, il silenzio: Wei Wuxian si rese conto che quell’ìdiota si era sigillato le labbra con l’incantesimo di disciplina, vuoi per non farsi sentire, vuoi per non dargli la soddisfazione. La sola idea bastò per farlo venire dentro di lui fino all’ultima goccia. Un attimo dopo, Lan Wangji si svuotò nelle pieghe della sua mano.

*

Si diedero le spalle per qualche minuto, per ricomporsi alla bell’e meglio, ma Wei Wuxian, ancora mezzo nudo, decise che tutta quella modestia non fosse poi così necessaria. Si avvicinò a Lan Wangji con qualche chilometro di parole che già gli si incespicava in bocca, ma fu letteralmente investito dall’altro che lo baciava di forza. Sapeva di sangue e sudore – evidentemente l’incantesimo gli aveva strappato le labbra qua e e là. Wei Wuxian schiuse la bocca con entusiasmo, abbracciandoselo fino a ritrovarsi il nastro frontale annodato nelle dita.
«Abbiamo infranto circa trecentocinquanta regole nell’ultimo paio d’ore,» disse, con voce perfettamente incolore, impercettibilmente arrochita dagli sforzi senza precedenti di tutta la mattina «dovrò prolungare il tuo castigo.»
Wei Wuxian rise sotto i baffi: non aveva alcun dubbio che il numero citato fosse quello esatto, e che quello che intravedeva sulle labbra di Lan Wangji fosse un vago accenno di sorriso.

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A/N 5 febbraio 2024, ore 0:39. Niente, Wren e Cate m’hanno convertita ai danmei, io ho convertito Ed e sono quanto… tre mesi? Che vado avanti a pane e Mo dao zu shi. Questa l’avevo scritta forse due o tre mesi fa, finito di leggere i romanzi, perché Cate m’aveva detto che Lan Zhan ragazzino era a livelli di frustrazione tali che qualcuno lo doveva aprire come una cozza. Io ho eseguito. E aperto. Se vi sembra che questa storia covasse qualcosa in più del porno fine a sé stesso avete ragione, perché era stata concepita prima come un porno, poi si è tramutata in una casefic con tanto di bosco di fiori rosa da 10k… poi però mi sono accorta che tutti i miei tentativi di darle dignità erano inutili, perché solo il porno m’era uscito facile, per cui ho buttato 7k nel cesso e l’ho fatta tornare il porno poco originale che era, editata pure di fretta… e adesso io ‘sta fic non la voglio più vedere perché mi torna su come una peperonata. Temo scorra male e non sento ancora di saper gestire le loro voci, ma vi basti sapere che mi sento come non mi sentivo dai tempi di Tokyo Babylon!

Juuhachi Go.

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