[X] There’s nothing left here

Titolo: There’s nothing left here
Fandom: X
Personaggi: Subaru Sumeragi
Parte: 1/1
Rating: R
Parole: 515 (Word 2019)
Note: per il Writober 2020; spoiler volumi 16, 17 e 18, gore e generica disturbanza… forse il mio Subaru comincia a diventare vagamente anormale.

There’s nothing left here
[Writober 2020] #23 – Briciole

Trovarono quattro o cinque ossa in un’intercapedine, poi, di lui, nient’altro, sgranocchiato forse da qualche randagio nei dintorni, o ammuffito in mezzo al residuo secco e alle lattine accartocciate. Buona parte del corpo l’aveva sicuramente mandata in frantumi la palla da demolizione che, quel sabato mattina, si era abbattuta fischiando su un vecchio complesso residenziale abbandonato e marcescente, che il distretto cittadino aveva in programma di eliminare da almeno dieci anni.
Allora erano cominciate le apparizioni. Dove ci sono dei fantasmi, al novanta per cento vi erano anche i resti seppelliti nei paraggi, ed eccoli, finalmente, spuntar fuori al quinto giorno di alacri ricerche.
Tutte le case nei dintorni s’erano svegliate di soprassalto, domenica notte, quando un pianto di ragazzino si era levato fino alle loro finestre, senza conoscere interruzione alcuna, fino al mattino:
«MI AVETE LASCIATO SOLO!!! MI AVETE LASCIATO SOLO!!»
Non gli piacevano, questi tipi di esorcismi: lo riducevano sempre a scavare con le mani in mezzo all’immondizia, alla frenetica ricerca di quel lembo di pelle disperso, o di quella viscida traccia di risentimento che tenevano il malcapitato ancorato alla terra. Sakimizu Shinji era uno di questi poveri disgraziati. Avvicinandosi al luogo dell’avvenimento, Subaru aveva cominciato ad avere delle visioni che gli mordevano la carne: sogni lucidi, definiti, estremamente dettagliati.
Rabbrividì, nel sollevare l’ennesima buccia di banana, sperando, in una preghiera sussurrata, di trovare almeno un frammento d’osso, per permettergli di porre fine a quello strazio e, soprattutto, di poter essere lasciato in pace, libero di tacere ciò che non poteva rivelare.
Il 19 febbraio 1975, nell’indifferenza generale del vicinato, Sakimizu era stato avvistato, da alcuni testimoni oculari, mentre veniva condotto via da un ragazzo di bell’aspetto, che lo teneva per mano: nessuno l’aveva più rivisto, ma nessuno si era nemmeno più premurato di cercarlo, o di comunicare a sua madre, che da quasi quarant’anni non aveva più pace, che era stato visto nel cortile.
Volatilizzato, ed ecco cosa rimaneva, oggi, di lui.
Subaru sospirò quando, finalmente, il cassonetto dell’immondizia gli restituì qualche altro frammento. Si fece dare dagli agenti di polizia un sacchetto di plastica, e comunicò loro che, purtroppo, l’unico modo di assicurare la tranquillità delle abitazioni circostanti comportava una completa inceneritura dei resti. La madre della vittima annuì, con una mano sul petto.
Subaru salutò con un cenno, poi si allontanò, massaggiandosi le tempie, l’occhio destro gli scoppiava di dolore nella testa. Lo sciamano si guardò in una pozzanghera: l’occhio destro, castano e rapace, sembrava prendersi gioco di lui. Subaru borbottò un’imprecazione: l’Albero lo aveva tormentato per giorni interi, infliggendogli i peggiori incubi e le peggiori torture, perché, una sera d’inverno di ventisei anni prima, Seishiro-san s’era incapricciato del proprio mestiere. Così, per curiosità scientifica, aveva seppellito una delle sue vittime nel cemento, vicino alla terra nera e umidiccia che gli esseri umani calpestavano ogni giorno. Era toccato a lui, col suo inganno di Sumeragi, mettere a posto le cose.
Strinse i pugni, le unghie conficcate nei palmi delle mani, là, dove le stimmate del marchio non c’erano più.
Per la prima volta, dopo un anno intero, aveva voglia di piangere.

~

A/N 22 ottobre 2020, ore 23:03. Non me ne vogliate, mi è venuta in mente mentre scrivevo il fill #22: sono dovuta venire a patti col fatto che quella l’ho cominciata troppo tardi, e mi ci vorrà un po’ di più pe finirla, indipercui vi beccate il Subaru un po’ disadattato di quella dopo. Il titolo viene da Sweeter than anything di PJ Harvey, che è una di quelle canzoni che mi spezzano il cuore da una vita.

Juuhachi Go.

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