[Versailles no Bara] Per i tuoi larghi occhi

Titolo: Per i tuoi larghi occhi
Fandom: Versailles no Bara
Personaggi: André, una prostituta
Parte: 1/1
Rating: R
Conteggio Parole: 864 (LibreOffice)
Note: spoiler sull’episodio 28 ulteriore warning potrebbe essere il fatto che ho sempre considerato questa fanfic una svolta fondamentale per quel che riguarda il realismo. Insomma, da qui ho cominciato a diventare QUASI uman–ehm, leggibile.

Per i tuoi larghi occhi

Non pensarlo perché
tutto quel che ricordo di te,
di quegli attimi amari,
sono i tuoi occhi chiari.

***

Un groviglio di grevi riccioli biondi gli ricadde sugli occhi e sulle labbra in un’onda che oscurò i canti avvinazzati che spuntavano come erbaccia dal margine della strada.
Si riscosse, mentre avrebbe solo voluto trattenere il respiro nelle soffici, arruffate volute chiuse attorno a lui come una cortina dolce, piccole mani tese su bordo dei calzoni sdruciti.
André riemerse, cercando un appiglio fra i lacci di un lercio corpetto di donna, fra le risa finte e sguaiate di lei, nel suo invito a cercare un calore che non si sentiva, nello sfregare dei loro vestiti consunti.
Si lasciò andare contro il muro, trascinando con sé la puttana che, poco prima, aveva afferrato qualche moneta dal suo palmo teso.
Si sedette a gambe incrociate fra le macchie di piscio e di sporco del vicolo. Seduta sulle sue gambe, lei si era voltata a guardarlo, giocherellando col bordo liso della sottana.
«Beh?».
«Mi spiace.» gorgogliò André, una pastella di vino e stanchezza spalmata sulla lingua.
Lei rise. Una risata roca e alta, un latrato che metteva in mostra due denti scuri.
Lui distolse lo sguardo, appoggiandosi con la testa da un lato, sulla pietra viscida e annerita della parete.
«Oh, non è che devo prenderla come una sfida?» la sentì ridacchiare.
No, si rispose silenziosamente André, fissando i bottoni della casacca dell’uniforme, quello l’ho gia fatto io.
«Non sembravi così schizzinoso.».
«Non sembravi così chiacchierona.».
«Che peccato,» sbadigliò lei dopo un attimo di silenzio «eri proprio un bel ragazzo.» e si dondolò sulle sue ginocchia ispezionandosi con gli occhi la punta dei piedi, nudi e neri di sporco.
Adesso che André la guardava meglio – per quel che era possibile al suo occhio destro, sotto la luce fatiscente dei lampioni – notava che i capelli biondi cadevano unti e incolti sulle spalle, e che illudersi faceva sempre troppo male, una volta che si tornava a discernere la realtà dalla fantasia – non è così, Oscar?
«Meh, dimmi un po’. Quante mazzate ti ha dato, quella che t’ha ammosciato così?».
«Non meno» biascicò lui, passandosi una mano sul viso «di quante gliene abbia date io.».
Con la differenza che io ho saputo concentrare tutto in un’unica volta.
«Voi uomini.» la prostituta scrollò le spalle «Tutti uguali: prima parlate di botte e poi il giorno dopo è tutto passato.».
Già. Esattamente. Vero, Oscar?
Adesso sei un uomo, e i veri uomini incassano i colpi senza fiatare.

«Proprio.» assentì André, asciutto.
I grandi, cisposi occhi cerulei della prostituta lo puntarono con divertita curiosità.
«Solo che» continuò il soldato «ci sono anche quegli uomini che non si stancano di prenderle sempre nello stesso punto, le mazzate.».
Lei alzò un sopracciglio, il viso logorato dagli stenti solcato da una ruga sulla fronte.
«Non sarai mica uno di quei culattoni?».
André ignorò il suo commento.
«Ma io non ho pregiudizi, con i bei ragazzi come te, eh.».
Le sue parole consolatorie caddero nel vuoto.
Come un brandello di camicia dal bordo di un letto.
Perché Oscar, chi voglio prendere in giro?
«Sai che credo che sarebbe più semplice?» rifletté lui amaramente, ridendo quasi. Almeno, se così fosse, tutto quell’ambaradan di fandonie sull’essere o non essere un uomo avrebbe avuto un qualche senso recondito.
«Madonna mia, tutta ‘sta grazia vuoi buttare?» rise di nuovo, divaricando le gambe e aggrappandosi ad André per non cadere sul selciato.
«Eh, ma io per lei ho buttato via tante cose.»
La tua amicizia, la tua complicità, la tua stima.
«Fatto male. Sì sì, proprio male.».
Ma Oscar, io non so che farmene, se non posso amarti.
Ho scherzato abbastanza, ad assecondarti quando hai giocato a vivere, pensare, respirare come un uomo per tutto questo tempo. E poi ho rotto gli argini.
Perché avevo ragione io, Oscar.

«Vedi come si finisce, a dare tutto per gli altri.» proseguì lei, allargando le braccia per indicare il fagotto sudicio di vesti che la coprivano poco e male «O seduti per strada in mezzo alla merda, o con una pallottola in mezzo alle palle.».
Nella sua ironia non c’era traccia della cinica leggerezza di poco prima: benché un sorriso disegnasse un piccolo segnetto obliquo con le labbra screpolate, c’era una disillusa serietà nelle sue parole.
Lo rifarei, se potessi tornare indietro, per sbatterti in faccia la verità.
André ricambiò l’espressione con un pizzico di gratitudine, e lei si alzò in piedi, tirandolo per la mano e barcollando in un fruscio di gonne unticce.
«Andiamo a bere un goccio, che tanto qui non si quaglia. Non si quaglia mai niente, quando c’è in mezzo l’amore.».
«Eh no.» sospirò André.
Tanto lo sai, che mi fermerei ogni volta.
«… Offro io.» lo incoraggiò la prostituta con una linguaccia, nel tirar fuori dalla saccoccia gli spicci che le aveva dato André.
Davanti ai tuoi occhi e a quel loro sguardo.
Uscirei in silenzio, così come ho fatto quella notte.
Io, l’amore e una puttana che mi fa la morale.

André accennò una smorfia di tacito divertimento.
Senza nient’altro da dirti, perché ho detto tutto, e continuerei a giurare su Dio che no, non lo rifarei.
A testa bassa, davanti a te.
Lo sai bene, Oscar, tu lo sai.

E la seguì, oltre la porta cigolante di un’osteria.

~

A/N 24 febbraio 2008, ore 17:10. Erano cinque lunghi anni che non toccavo Versailles No Bara, e aggiungiamoci pure che non l’ho mai toccato decentemente. Questa piccola fic è la solita tiritera post-episodio-ventotto, allo scopo di comunicarvi un po’ di sensazione di squallore e sudiciume, dopo che mi è venuta la botta in visione dell’episodio suddetto. Dovevo pur tentare di riscattarmi in qualche modo! Grazie a Fabrizio de André, che mi ha accompagnata durante la stesura (il titolo e la citazione di inizio fic sono suoi.). Dedicata a liz~<3, che è il mio dispensatore di fiducia, come al solito.

Juuhachi Go.

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