[RG Veda] Take a bow

Titolo: Take a bow
Fandom: RG Veda
Personaggi: Souma, Kendappa-ou
Parte: 1/1
Raccolta: Callas went away
Rating: PG
Conteggio Parole: 192; 217 (LibreOffice)
Note: omosessualità, spoiler sul finale del manga, su prompt di 30_tears

Take a bow

I.

22. a great sorrow

Nei giorni successivi alla sua partenza, Kendappa-ou siede a suonare l’arpa a strapiombo sulle terrazze di Gandaraja, col vento che le arruffa i pantaloni di seta e le gela le gambe. Pizzica le corde facendole piangere col suono greve di chi non ha mai saputo versare una lacrima, e qualcuna delle sue ancelle, spaventata, prega che gli uccelli variopinti che seguono il volo del castello non portino all’imperatore notizia della sua tristezza.
Quando si reca a farle visita, Kisshouten scuote le spalle con disprezzo, al suono di simili dicerie superstiziose.
«La mano di Taishakuten non ha tutto questo potere sul volere della natura,» e le labbra le fremono in un attimo di amarezza, o forse di dubbio, chissà.
Alcune sere, quando la musicista dell’imperatore sembra essere più malinconica del solito, e le sue note sembrano toccare la carne come una lancia una ferita, Kisshouten fa riempire l’intera reggia di cembali e danzatrici, di saltimbanchi e cuochi e risa e fiumi di miele e maghi e chiromanti. Lascia che quel suono, ovattato, faccia a quelle feste da segreto rintocco – uno che nemmeno l’orecchio della natura, per fine che sia, riuscirà mai a udire.

II.

23. a great happiness

Ogni anno, ottemperando a una legge non scritta, in quanto ultima della sua stirpe, la regina del clan dei Kendappa accende grossi ceri profumati attorno agli altari, facendoli caricare di fiori carnosi, giganteschi, e si ammanta di velluto nero dalla testa ai piedi (copre i pendagli d’oro fra i capelli, sgancia i gioielli dal collo, chiude la schiena in una ragnatela di lacci scuri, inguaina le dita in strettissimi guanti) e celebra l’anniversario della morte di sua madre – e mai, il Cielo non voglia! quello della morte di suo padre, il grande Jikokuten, passato da parte a parte dalla spada dell’imperatore, più forte e temibile del Generale dell’Est.
Per un giorno intero, col polline che galleggia nell’aria, giallo e pesante, Kendappa-ou soffoca negli strati spesso dei vestiti, s’impregna a pregare nel fumo delle candele, cantando, fra i pianti delle vecchie nutrici che avevano allevato sua madre ancora bambina.
«Non l’amavo,» sussurra di notte, quando la bocca di Souma raccoglie l’odore amaro della giornata dalla curva del suo collo, svolgendole i vestiti troppo neri e troppo stretti dal seno «passava tutto il giorno a piangere per l’amore di un uomo, fino a consumarsi. Era una debolezza e lei lo portava addosso come una zavorra.»
E Souma sa, ormai, che Kendappa-ou piange di sollievo, nella mascherata di quelle preghiere.

~

A/N 20 febbraio 2013, ore 1:47. Toh, un’altra raccolta nella raccolta! Alzi la mano chi si diverte ad appaiare prompt a contrasto dopo la pubertà! *alza la mano e rimane sola fra balle di fieno al vento* Titolo rubato alla canzone omonima dei Muse, del tutto fuori contesto, ahimè.

Juuhachi Go.

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