Titolo: Teasing to please
Fandom: Final Fantasy XII
Personaggi: Ashelia B’Nargin Dalmasca, Basch von Rosenburg
Parte: 1/1
Rating: NC17
Conteggio Parole: 1464 (LibreOffice)
Note: nsfw, vagamente crack e pseudo-seguito di Closing in
«Lady Ashe… vi prego di… di riconsiderare… insomma…»
La luce della lanterna dondola sul sopracciglio inarcato della principessa di Dalmasca e sullo sguardo del di lei capitano, che, oltrepassato lo stadio della perplessità, è scivolato nell’orrore più nero.
Primo, perché quando tocca a lui essere legato, la sua signora – e stavolta mai appellativo gli è sembrato più tristemente azzeccato – non usa le accortezze che lui le riserva di solito.
Il più delle volte, la questione lo vede con i polsi legati con la cinta di cuoio di quella gonna ridicola. E se per “legati” Basch intende il nodo simbolico di un esile laccetto attorno ai suoi polsi di ragazzina, Lady Ashe chiude l’arnese di cuoio fino all’ultimo occhiello.
Ricordarle di Nalbina non serve, in quanto lei la chiama “terapia d’urto”.
Lui è costretto ad accordarle una parte di quella verità, in quanto nessuna delle sue guardie aveva una gonna in bilico sulla linea dei fianchi, né soleva sedersi su di lui con lo sguardo più placido e inamovibile del mondo, nascondendo un piccolo sorriso di trionfo – dovuto principalmente al fatto che adesso abbia una nozione precisa di quanto la sua erezione sia tesa sotto i pantaloni.
Basch prende precipitosamente un respiro.
«Potrei essere vostro padre!»
«Beh, mi risulta che, fortunatamente, non lo siate.»
«Miei dèi, milady, non rendete tutto più—»
«Mio stimatissimo capitano…» lo interrompe, strofinandosi su di lui in un movimento così impercettibile che Basch ne prende nota solo in virtù della propria eccitazione «se il profilarsi di simili questioni morali vi avesse davvero tolto il sonno, suppongo me lo avreste fatto presente la sera prima… e quella prima ancora, e—»
«Lord Rasler—»
Basch si pente subito di quello che ha detto, perché il dito che si poggia perentorio sulle sue labbra freme d’alterigia – o forse di desiderio, chissà.
«Non vi consiglio di addentrarvi nel discorso, potrei silurare tutte le vostre tesi sulla tenerezza impacciata della mia alcova.»
«Non si parla male dei morti!»
«Avete drammaticamente frainteso.»
«Non sono già abbastanza ridotto a zerbino?» protesta Basch, imbronciato, muovendo lentamente il bacino.
«Gli zerbini mi sembra siano piatti, milord.»
«Nutro una subitanea voglia di essere morto.»
«Non lo affermerei con tutta questa sicurezza… non adesso, almeno…» aggiunge, in tono sommesso.
«Quel tono non promette nulla di buono.»
«Dipende… dovreste essere più calato nella vostra prospettiva.»
Basch sospira in un accesso di sofferenza, chiudendo le palpebre per un istante.
Nel riaprirle, trattiene un urlo, e decide di articolarlo.
«Teniamo le nostre già infelici derrate alimentari fuori da tutto questo!»
Lady Ashe lo squadra con serietà devastante, nell’intingere un dito per volta in un barattolo di miele, e Basch non può fare altro che seguirne il movimento, cogliere le palesi suggestioni e morire da uomo, in silenzio.
Deglutisce quando Ashe si china su di lui con la mano languidamente protesa sulle sue labbra – il cuoio dei vestiti scricchiola, il profumo naturale della sua pelle lo sta letteralmente facendo impazzire.
Potrebbe odiarla.
«N-Non è questo quello che volete—» ed è l’ultimo baluardo di una resistenza che non è mai esistita.
«Basch, sta’ zitto» gli intima lei, in un sospiro caldissimo, e Basch si rilassa mentre le bacia i polpastrelli, e lei si sbilancia sempre più su di lui, fino a che non lecca via il miele dalla punta della sua lingua, e lo sente gemere di un piacere che è quasi doloroso.
«Temo tu abbia ragione… non è affatto quello che voglio, neppure la metà…»
Dio, se potesse affonderebbe le dita fra i suoi capelli e non le permetterebbe mai di smettere di baciarlo, adesso che c’è il suo sapore in mezzo a quello zucchero sdolcinato.
«Uomo vostro.»
Sembra scrolli le spalle, ma potrebbero essere brividi.
Ashe ride nella sua bocca, gli bacia il labbro superiore e si muove su di lui, sentendo tutti i muscoli farsi di marmo, mentre i suoi si sciolgono come burro, le mani che gli accarezzano i capelli e scivolano piano a sfilargli la casacca con una certa fatica.
«Maestà, almeno—» mormora, quando le labbra si avvolgono calde sulle sue cicatrici, seguite dalle mani impiastricciate di zucchero «—lasciate che vi tocchi…»
«Non garantisco che sarei capace di mantenere le redini, se lo facessi…»
«È un complimento?»
«È un no, mio caro.»
«Siete un concentrato di cattiveria» la rimbecca Basch, sollevando il bacino per aderire contro di lei quasi per dispetto, e gli risponde un sospiro che non lascia dubbi sulle sue reali intenzioni.
«Ora come ora, temo di essere un concentrato sì, ma non esattamente di cattiveria…»
«Questo non era un no.»
«Nella maniera più assoluta» gli risponde lei, puntuale, e fa il gesto di sollevarsi da lui per svestirsi.
«Non pensateci neppure!» s’indigna lui, invitandola ad avanzare con lo sguardo.
«Vedete che non sono io a usarvi come zerbino?!»
«Ma gli zerbini non erano piatti?» domanda lui, quando Ashe si è già fatta avanti, e il peso del suo corpo grava tutto sul torace.
«Gli zerbini sono come volete!» si affretta a rabbrividire, quando Basch tira la stoffa della biancheria con i denti.
Costretta a sollevarsi da lui per spogliarsi da sé ed evitargli così patetiche scene di caos fra mutandine, gonna e corpetto, Ashe ne approfitta per liberarlo dei calzoni e lanciare occhiate al barattolo di miele.
«Milady, pensate che disonore se mi trovassero morto così!» tenta di dissuaderla, maledicendo i suoi stessi brividi.
«Ho motivo di credere che morireste comunque, se fossi abbastanza crudele da lasciarvi in sospeso» commenta, tornando su di lui con il barattolo fra le dita.
«Del mio onore avete uno strano concetto!»
«Altre parti di voi mi suggeriscono verità speculari…»
«Sono un uomo solo fino alla vita! Il resto è—»
«Non dovreste disprezzarvi così!»
«Voi non dovreste darmene modo!»
«No?» ma nella spudoratezza della domanda sono insite le gocce di miele che gli sta versando sul petto.
«Sì, maledizione!» sibila, la lingua di lei che succhia lentamente la traccia d’oro che ha ricamato fin sotto l’ombelico.
Non ha modo di vedere che, anche stavolta, ha accarezzato il velluto bruno del miele nel vasetto, e ne prende atto in un misto di eccitazione e orrore quando si tende nelle carezze fintamente svagate delle sue dita.
«Non lo intendevo. E nemmeno voi, non ne avete davvero intenzione, no, non ci casco, smettetela di sorridere, ho detto—Dio santissimo.»
Per un attimo, il tempo è scandito a respiri e a singhiozzi, tutti suoi, da un nome che non ha mai pronunciato senza il dovuto rispetto nemmeno sull’orlo dell’orgasmo, ma sembra proprio che questo si prospetti infinitamente più dolce degli altri, e…
E subito dopo, la risata di lei si scioglie su di lui come… no, meglio star zitti.
Non ha intenzione di lasciarlo così. No davvero.
Non può più nemmeno dire che ne va del proprio onore.
«Ashelia B’nargin Dalmasca. Questa sarà la prima e ultima volta che vi ordinerò di fare alcunché, ma venite qui. In che modo e in che senso non mi interessa, ma tornate qui, o sarò costretto a barare.»
Ancora ferma dov’è, Ashe decide di prendersi gioco della situazione, convinta che un uomo come Basch non sappia davvero barare.
D’altronde, un uomo come Basch non sarebbe nemmeno capace di farsi legare così.
L’errore di valutazione non è poi così esecrabile.
Quando riesce a sfilare i polsi dalla morsa invero maldestra della cinta, e l’afferra in un bacio, non ha certo di che lamentarsi, non con le mani che le si annodano fra i capelli; poi le schiude le ginocchia in un gesto che in altre circostanze sarebbe delicato, ma che adesso è desiderio e bisogno e basta, fondamentalmente.
Gli si arrende – in fondo era quasi ora – come una mandorla fresca che si sfoglia.
Basch si aggrappa a lei per sedersi e Ashe getta la testa all’indietro in un voluttuoso “ah” di compiacimento e sorpresa, le mani di lui che la stringono in un abbraccio saldissimo.
È abbastanza bravo da farle credere che sia lei a dettare il ritmo, mentre si spinge più e più volte dentro di lei, il bacino che cozza col suo con una veemenza tale da fargli temere di averle fatto male, ma Ashe si stringe con le braccia attorno al suo collo, singulti e frasi spezzate fra i capelli.
Quando si accorge del suo orgasmo, si appropria delle sue labbra con orgoglio, reclamandole con un piccolo morso, e si abbandona con tenerezza in quel bacio quando il suo la svuota.
«La fibbia va stretta di più, la prossima volta, Maestà…» sussurra Basch al suo orecchio, in una bassa, giocosa risata, condita dell’ironia di chi sa bene chi abbia barato per prima.
Ashe sorride a sua volta.
«Il detto dice che ci vuole dolcezza nella vita… dovreste averlo imparato, no?»
Inutile, sbuffa il capitano, divertito.
Con Lady Ashe proprio non si discute.
~
A/N 25 aprile 2009, ore 2:17. QUESTA È TUTTA COLPA DI DEFENDER DALL’INIZIO ALLA FINE. Perciò è tutta sua e della liz, dato che li ho uccisi. E liz la battezzò. Con tanti ringraziamenti a Def per avermi tirata fuori dalla paccosità di Closing in, che va riscritta assolutamente, e di cui questa è una specie di sequel ♥. Mai mettersi in condizioni di farsi richiedere scribacchia menti di honey!blowjob da un p0rnwriter. XDDDDD