[Final Fantasy XII] Home again

Titolo: Home again
Fandom: Final Fantasy XII
Personaggi: Ashelia B’Nargin Dalmasca, Basch von Rosenburg, Noah von Rosenburg
Parte: 1/1
Rating: NC17
Conteggio Parole: (LibreOffice)
Note: nsfw, AU, avvertimenti a sorpresa, su prompt di diecisudieci

Home again
[diecisudieci – Basch/Ashe – 02. Blue – #03 Denim]

Ashelia von Rosenburg era il tipico esempio di donna che tutto il vicinato si arrestava ad osservare quando passava, non tanto per la fresca scia di profumo che si lasciava dietro a ogni passo, o per il rumore svelto e coinciso dei tacchi sull’asfalto, o, ancora, per la parlantina agile e ironica che non mancava di raggelare o annichilire chiunque ne fosse il bersaglio.
Di lei, facevano breccia l’intelligenza e la perspicacia – sono cose che si vedevano bene, in fondo, in una riunione di quartiere: quanti residenti avevano esattamente il coraggio di lamentarsi del cane del signor Solidor, e di prendere la questione di petto?
Al riguardo, c’erano due scuole di pensiero: c’era chi affermava che i von Rosenburg, abitando nell’ultima villetta in fondo al viale, erano esposti a tutto, tranne che all’abbaiare molesto del pitbull in questione, il che faceva di loro una coppia di spirito filantropico; altri, invece, decretavano che fare i paladini della giustizia fosse un atteggiamento anche abbastanza esibizionista e fastidioso.
Restava da chiedersi, su di lei, per quale ragione avesse voluto sposarsi tanto giovane, senza sfruttare delle doti così promettenti – l’avrebbero certamente portata molto più in alto del semplice impiego d’ufficio.
Qualunque dubbio veniva fugato in men che non si dica quando il signor von Rosenburg imboccava il vialetto di casa sul far della sera: se era in giardino, lei non mancava mai di avvicinarsi per concedergli almeno un abbraccio soddisfatto, con un sorriso che molto diceva sul fatto che certe scelte, fatte per amore, erano migliori e più sensate di qualunque altra opzione in fatto di carriera.
Vedere queste cose al giorno d’oggi, diceva il vecchio Dalan del numero ventuno, scaldavano il cuore, soprattutto al giorno d’oggi, visto che tutto sembrava fatto di cartone. Addirittura, c’erano quelle sere d’estate in cui si metteva a fumare la pipa sotto al tiglio, gettando qualche occhiata oltre la staccionata quando li sentiva parlottare fra loro.
«Dove sei stato?» domandò lei, casuale, quando, una sera, lo vide arrivare con un quarto d’ora di ritardo.
«Da Noah,» grugnì Basch con aria stanca «gli si è di nuovo rotta la lavatrice e ho dovuto portargli almeno un cambio» sospirò, seguendola in casa.
«Certe volte mi domando se sembri davvero tuo fratello gemello» ridacchiò lei, andando in cerca degli affettati nel frigo.
«Mah» Basch scrollò le spalle con aria imbarazzata, e lanciò qualcosa nella pattumiera.
Per una manciata di minuti, nessuno parlò – del resto, considerò lui, “parlare” non era una delle opzioni contemplabili, in quanto non c’era davvero modo di spiegare quanto poco Basch stesso considerasse Noah suo fratello gemello, di come quel pomeriggio gli avesse calato i jeans con tanta fretta e con tanta fame che il bottone gli era rimasto in mano, e di come Noah avesse potuto respirare solo quella frazione di secondo utile a Basch per bagnarsi un dito e farlo abituare almeno un po’. Si erano mossi con così tanta furia da non badare nemmeno tanto a quello che stavano facendo, ragion per cui Basch era stato addirittura capace di arrossarsi la pelle contro i passanti ruvidi.
Faticò a far scendere i sottaceti e gli affettati giù per la gola, quando Ashe si sedette a mangiare con lui, osservandolo con un mezzo sorriso.
«Mamma mia, sono uno straccio,» esalò, passandosi una mano fra i capelli mentre la aiutava a riporre le stoviglie nel lavandino «vado a buttarmi a letto.»
Lei annuì con uno sbadiglio.
Quando si accorse che suo marito aveva spento la luce per il corridoio, e già aveva acceso la tv in camera da letto, aprì l’anta della pattumiera e, con un sogghigno amaro, constatò che quello che Basch aveva buttato fra le bucce di banana e i resti del giornale di ieri era un bottone firmato Levi’s.
Lo sapevano anche i muri, ormai, che la scusa dell’idraulico era ancora buona solo nei film porno.

~

A/N 15 luglio 2009, ore 20:06. Volete la verità? Ebbene, ve la dirò. Questo, quando ha cominciato a girare nella mia testa già un mesetto fa, era una epic fic pesissima, almeno nelle intenzioni, dato che era un plot molto ma molto vago. Ma poi ho deciso che, beh, insomma, nessuna legge mi vieta, fortunatamente, di costipare un AU e di dargli una forma °_°. E scriverla mi ha fatto un sacco piacere. Spero sia piaciuta anche a voi, cattiva com’è ♥.

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