[X] Spend all your time waiting

Titolo: Spend all your time waiting
Fandom: X
Personaggi: Seishiro Sakurazuka
Rating: G
Parte: 1/1
Conteggio Parole: 946 (LibreOffice)
Note: omosessualità, spoiler X16, più il fatto che, palesemente, all’epoca scrivevo POV OOC di Seishiro e credevo fosse seriamente una buona idea.

Spend all your time waiting

Io nel destino ci credo. Sul serio. Beh, per uno dei sette Angeli è quasi un requisito. Altrimenti, suppongo che questo sarebbe quasi un concetto romantico.
Mi piace sottolinearlo per il semplice fatto che, più volte, durante la mia vita, l’ho preso e l’ho rimodellato come plastilina. La cosa sorprendente, mio Subaru, è che, a un certo punto, il tuo viso ne usciva sempre fuori, qualunque fosse la forma che cercavo di plasmare.
Questo, probabilmente, perché tu sei ciò che di più bello io abbia mai avuto davanti agli occhi. Per lo stesso motivo ho sempre tentato di legare i nostri fili, quasi a voler fare in modo che la tua bellezza restasse sempre sotto una boccia di vetro, così avrei potuto godermela con calma. Perché la tua non mi ha mai stancato. Ho costantemente portato all’estremo ogni tua singola emozione, sin da quando eri ragazzo. È sempre stato delizioso avere un’esclusiva su di te rispetto a chiunque altro: quante persone ti hanno visto sofferente o incollerito, o felice? Non Kamui, né qualcun altro di quei pagliacci, nessuno eccetto me. A loro hai affidato quella maschera che oggi si sfracella davanti a me solo.
Tu non sei mai stato freddo, Subaru.
Tutte le bugie che tessi davanti agli altri cadono sempre, davanti a me. Eppure, anche i frammenti del tuo travestimento ti investono di una purezza che mi fa quasi male, mentre sento il mio respiro farsi roco nel tuo abbraccio quasi meccanico.
Mi piace stare così.
Mi piace pensare che questo male sia tu a provocarmelo.
E sai? Adesso, nel delirio di questi ultimi momenti, potrei anche azzardarmi a sussurrarti che mi dispiace di non averti mai dato occasione di stringermi così, ma in fondo non so se direi la verità o se ti illuderei di nuovo.
Non che adesso io sia diventato moralista… preferisco lasciarti un’immagine abbastanza indistinta di me.
Preferisco che tu mi creda troppo debole per muovere un muscolo, così io potrò rimanere qui.
Non è molto sportivo mentire prima di morire, ecco cos’è.
Allora preferisco dirti ciò che hai il diritto di sapere. Il resto, lo tengo per me. Ad esempio, tua sorella era una ragazza molto, molto sciocca, ma si rifaceva in simpatia, e tu…
Tu sei uno stupido.
Non sai cosa voglia dire serbare rancore, né che diamine significhi tenere a freno tutte quelle emozioni che ti hanno rovinato e che, per quanto adesso ti stiano distruggendo, sono così belle su di te.
Chiederei un attimo di vita in più solo per continuare a guardarti.
È impressionante. Non vivrò abbastanza a lungo per vedere il dopo. Che cosa farai fra poco, appena smetterò di respirare?
Non potrò mai sbirciare oltre l’ultima lacrima che ti vedrò versare.
Quest’ultimo momento non è tuo e mio.
Temo, mio Subaru, che resterà solo tuo.
Checché tu ne possa dire, me ne dispiace immensamente.
Chiudere gli occhi e non poterti più osservare.
Per quanto meravigliosa sia la metamorfosi della morte, è quasi atroce.
I tuoi capelli.
I tuoi occhi. Conosco ogni loro sfumatura. Conosco il modo in cui li sgrani quando piangi, conosco le loro lacrime calde e pesanti, ma non avevo idea di quante di queste lacrime tu tenessi ancora in serbo per me.
Le tue mani. Le tue mani esili, delicate, morbide. È la prima volta che le sento trattenermi in questa maniera spasmodica, come se la mia vita fosse fatta di carne rossa e guizzante e le tue dita potessero arrogarsi il diritto di arrestarne il disfacimento.
Andiamo, Subaru.
Adesso ho cambiato anche le tue mani.
Sei un uomo. Sembra quasi che tu stia facendo i capricci.
E stavolta, quel capriccio sono io.
Le tue labbra. Conosco tutti i loro atteggiamenti, e oggi ci sono delle parole mie, su quelle labbra.
Sei mio, Subaru. Tu stesso hai deciso di esserlo, a poco a poco.
Io voglio che tu sia mio.
Ho passato tutta la vita a mettere insieme ogni tassello che potesse condurti ineluttabilmente a me, solo a me. Come se questo desiderio da solo potesse riempire tutto l’universo.
Ce n’è voluto di tempo, per accorgersi che quell’universo eri tu, e che quell’universo aveva assorbito, con ogni sua duttile fibra, ciò che io vi avevo depositato.
E adesso sei come me.
Non sei me.
Sei la simmetria di questo desiderio egoista, sei un uomo che sa portare una maschera.
Sai essere una dichiarazione d’amore perversa quanto la mia.
Ma tu sai piangere mentre la fai, e il sangue sulle mani ti dà la nausea, ti terrorizza perché è mio, perché tu non sai uccidere, perché non volevi uccidere.
Non me.
Sei troppo dolce per essere come me.
Basterebbe una mia carezza, adesso.
E quel po’ di lucidità che ti resta se ne andrebbe insieme a me.
Le mie dita sulla tua guancia, senza prenderti in giro. Solo la tua pelle sotto i miei polpastrelli un’ultima volta, quasi per farti rendere conto che questa lo è davvero.
Subaru.
È incredibile, morirò prima delle mie bugie, prima che il cielo sia tutto nero, prima che il ponte si accartocci su se stesso come un gatto mostruoso, prima che inghiotta te.
Prima che tu rimanga in un abbraccio fatto di una persona sola.
Potrei stringerti prima di andare.
Potrei lasciarmi inghiottire da te.
Mi limito a sorridere.
Voglio che sia tu ad avermi, prima della morte.
«… Subaru…»
Non ci credi.
«… io… ti…»
Onestamente, nemmeno io ci crederei, sai?
Ma c’è quella parte piccola e volubile del tuo cuore, quella che non ha bisogno di soppesare le mie parole, quella che un briciolo di verità l’ha sempre trovato, che pensa che un po’ di senso ci sia ancora.
Sciocco.
Ma va bene così.

~

Note… 12 luglio 2006, ore 23:32. Dovevo scrivere di Subaru in prima persona citando Catullo, ma poi Harriet mi ha messo un pulcione nell’orecchio ed è andata a finire che ho scritto questa cosa quasi tutta sul momento. L’ho finita solo perché la signorina ha detto che ci stava per piangere. E lasciatemi dire che non è affatto come avrebbe dovuto essere, non riflette quel che penso debba aver provato il nostro Infausto Tizio ç___ç! È inutile, non so entrare nella testa di quell’uomo, ma la dedico comunque alla mia Harriet!

Juuhachi Go.

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