[Final Fantasy XII] Adrift

Titolo: Adrift
Fandom: Final Fantasy XII
Personaggi: Ashelia B’Nargin Dalmasca, Basch von Rosenburg
Parte: 1/1
Rating: PG13
Conteggio Parole: 751 (LibreOffice)
Note: AU, spoiler sul finale del gioco, accenni nsfw, su prompt di diecisudieci

Adrift
[diecisudieci – Basch/Ashe – 02. Blue – #01 Acquamarina]

Il cielo è di quell’azzurro chiaro e sgombro che in città non vedresti mai nemmeno dal piano più alto del grattacielo più privilegiato, e si respira appena appena un lieve alito di salsedine – delle opinabili tendine a quadretti frusciano nel vento con aria disinteressata, e tutto quell’azzurro sembra portarsi dietro un po’ di riflesso, quando Basch torna a guardare il letto, pretendendo di allacciarsi la cravatta alla cieca nello spiare fra le pieghe di cotone del lenzuolo e notare che Ashe si muove irrequieta negli ultimi attimi di sonno.
«Ashe, tutta questa cosa è una follia» sussurra, quasi intimorito, nel vedere che dalle palpebre si apre lo spiraglio di un po’ di attenzione.
«Voglio dire,» gesticola, indicando la scrivania e il mucchio di costosi vestiti che vi sono appallottolati, puntando, più precisamente, sull’anello che sta scivolando in una rientranza della camicetta di cotone spiegazzata «lui ti regala una cosa come quella, montandoci sopra un’acquamarina grossa come una moneta da cinque guil e tu… tu…»
«Io sono qui con te» completa lei, appoggiandosi con le spalle nude contro la testiera del letto «Non deve per forza avere un senso.»
«Non ne ha, perdio!» esclama lui «Insomma, Ashe, lui—»
«Lui muore.»
Basch esita un attimo, inghiottendo quel paio di parole ben scandite.
«Cosa…?»
«In ogni sogno che faccio, Rasler muore.»
Lui sospira, sconfitto.
«Non…» borbotta, in cerca della cosa giusta da dire «Non vedo come questo possa pregiudicare la tua presa di posizione sulla questione» conclude, senza essere troppo convinto.
«Basch,» lo richiama Ashe, scettica «l’ultima volta che hai sognato tuo fratello che ti moriva chiedendoti “Proteggi Lord Larsa” non sono successe cose molto carine, dopo.»
«Non voglio parlarne, ora» dice in un filo di voce, incrociando le braccia sul petto. Lei finge di non ascoltarlo, o forse non lo ascolta davvero – una cosa che trova davvero irritante, dello stare con lei, è proprio non riuscire mai a capire cosa le passi per la testa.
«Ho la sensazione che non potrebbe finire bene, ecco tutto.»
«Ma io… cioè, il capitano… una volta che prende il posto di suo fratello… lei poi non lo rivede più.»
«Forse è proprio per questo che ti ho trovato ora, non credi?»
«Di solito sono i morti, ad avere faccende in sospeso con i vivi!» protesta lui, ignorando l’aria seccata di Ashe che si drappeggia col lenzuolo.
«Sospetto che loro siano morti da un bel po’, Basch. Tutti quanti.»
«Lo sai che non intendevo questo…»
Stavolta lei si acciglia.
«Ma ti è dispiaciuto così tanto venire a letto con me, ieri sera?»
Sinceramente stupito del cattivo esito dei suoi tentativi di comunicazione, Basch va a sedersi sul bordo del letto e le sfiora una mano.
«Non credo di poterti offrire più di quanto abbia offerto il capitano a suo tempo… Rasler è giovane, ed è ricco. E in più, lei deve averlo amato tanto, se proprio vogliamo metterla su questo piano. È giusto che i pezzi del puzzle vadano a posto, no?»
Ricevette un’intensa occhiata in risposta.
«Un lutto si supera… la lontananza ti lascia appesa a un filo che non sempre riesci a tagliare.»
Basch nasconde un sorriso fra le nocche della sua mano, chiudendo gli occhi nel rumore del mare.
Rabanastre è terribilmente lontana, per ora, e con lei sono lontani anche i sogni che lo tormentano, e che solo accanto a quella strana ragazza ritrovano la pace.
Non ha il coraggio di dirle che, sotto le palpebre, il nome che dovrebbe ricollegare alla metropoli corrisponde a quello di una città diversa – le sue porte si aprono massicce sul deserto ardente, l’incenso del suo enorme bazar colorato si mischia al profumo di rose e datteri e gigli di Galbana.
«Sai cosa penso?» si risolve Basch, mentre davanti ai suoi occhi nuovamente aperti fluttuano immagini di veli neri e di una bara incastonata su un altare, e c’è Ashe che piange con le mani che le tremano, e una spada che taglia un fantasma.
«Che, potendo, lui avrebbe fatto carte false per rivederla ancora.»
Ci ha messo troppa enfasi, perché Ashe possa pensare a uno scherzo – non lo pensa, infatti, ma si avvicina per baciarlo in un fruscio di lenzuola, annodandogli i lembi della cravatta abbandonata.
«Scendiamo nella hall a fare colazione? Fanno un cappuccino delizioso!» esclama, e la porta del bagno si chiude prima che Basch possa davvero rispondere di sì.
Poggiando un gomito sul materasso tiepido, sbuffa e ridacchia insieme, passandosi una mano fra i capelli.
Come capitano, si ricordava un po’ più autoritario.

~

A/N 20 luglio 2009, ore 20:20. Questo era il prompt della disperazione, e la fic derivante è un piccolo delirio karmico ispiratomi tutto dai versi sopra citati *cuori*! Il concetto della reincarnazione lo allargherò in una longfic, prima o poi!

Juuhachi Go.

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