[Final Fantasy XII] Flesh and blood

Titolo: Flesh and blood
Fandom: Final Fantasy XII
Personaggi: Ashelia B’Nargin Dalmasca, Basch von Rosenburg
Parte: 1/1
Rating: NC17
Conteggio Parole: 2575 (LibreOffice)
Note: spoiler sul finale, nsfw, per il P0rn Fest #3 @ fanfic_italia

Flesh and blood
[Italian P0rn Fest #3 @ fanfic_italia] Basch/Ashe, “Toccami.”

Fra le cose in grado di esaurire la sua pressoché inesauribile riserva di autocontrollo, il mutismo occupava un posto di notevole riguardo, specie in quei momenti in cui l’uso della magia tracciava una linea ben netta fra una morte dolorosa e una miracolosa ripresa.
Ashe odiava il modo in cui le formule dimenticate pulsassero insistenti nel cranio, senza che la lingua riuscisse a dirimerle.
Incurante del vago vociare del gruppo che s’inerpicava fra l’erba alta, annaspando quando incappava in qualche buca nascosta dagli sterpi, la regina di Dalmasca si aggrappò ai ciuffi più saldi e si issò con un ringhio soffocato sulla piccola altura, con la terra scura che si infilava sotto le unghie.
«Basch. Basch!» esclamò, per richiamarlo alla coscienza. Non ottenne risposta – e non si era certo aspettata un lusso del genere, perciò afferrò uno dei pochi intarsi sporgenti dell’armatura da Giudice Magister per attirarlo più vicino, con tutta la delicatezza che la situazione poteva permetterle. Con una rapida occhiata ai dintorni, guardò il sangue che macchiava gli arbusti in un fiotto scuro e abbondante, e maledisse il leggero tremito delle mani che scorrevano su di lui per capire da dove la pozza si stesse allargando così rapidamente.
Con più forza di quanta ne avesse realmente in corpo, lo strinse con tutte e due le braccia e lo voltò prono, i muscoli che si stiravano nello sforzo. Indolenzita, impose al martellare indistinto dei suoi pensieri di non prendere il sopravvento mentre intercettava l’artiglio ricurvo piantato a fondo nella schiena.
Emise un mezzo sospiro di sollievo, tuttavia, quando udì un piccolo colpo di tosse scoppiare dalle labbra dell’uomo.
«Basch? Basch, non addormentatevi» balbettò, infilando freneticamente le dita fra i sacchetti, in cerca di un pugno di Erba dell’Eco da masticare, o di una Pozione da vuotargli fra le labbra. Afferrò soltanto il collo di una bottiglia di vino di Barose che, a giudicare dal colorito, era quasi diventata aceto. Dannazione a Balthier e alla sua voglia di lesinare sulle provviste.
«Oh, d’accordo, farò alla vecchia maniera» borbottò, lanciando via i pezzi dell’armatura di lui ed estraendo un robusto rocchetto di filo dalla bisaccia.
«Milady–» soffiò Basch, imperlandosi di sudore mentre il dolore gli toglieva il respiro.
«Sto per farvi molto male» annunciò la regina in tono pragmatico, ispezionando l’artiglio e il rivolo rosso che colava dalla ferita – una volta strattonato il corpo estraneo, avrebbe dovuto arginare il flusso immediatamente.
Basch storse le labbra in un ghigno, incapace di vedere Ashe intenta a far passare il filo attraverso la cruna di un ago in una serie di sfortunati tentativi.
«Mi… mi state trattando male da quando siamo arrivati… a Balfonheim.»
«Non dite una parola.»
«Ne… ne va della mia vita?»
«Certo che sì! Avete avuto l’ardire di non farvi vedere a Dalmasca nel giro di cinque anni, come pretendevate che vi accogliessi?» sbottò lei, in modo lievemente più concitato rispetto a come avrebbe potuto rispondere alla stessa domanda in diverse circostanze.
«Non intendevo que–»
«Sto per tirare via l’artiglio, fate un bel respiro e urlate, se volete.»
«Cos–» boccheggiò, ed ebbe appena il tempo di stringere l’erba con i pugni e con i denti, che le mani sottili e volitive di Lady Ashe avevano già tirato via l’artiglio di Lord Viverna.
Soffocò il grido, ma avvertì con precisione la cascatella di sangue scuro che fluiva sull’erica, perché la vista gli si annebbiò lievemente.
«Basch, parlate» annaspò Ashe, con voce più bassa e raggelata.
«Sarei tornato… se avessi potuto.»
«S-sì?» balbettò lei, che si risolse a stappare la bottiglia con i denti, una volta constatato che le mani, già caricate dall’imminente responsabilità di trafficare con ago e filo, non avrebbero smesso di tremare.
«… Che avete intenzione di fare…?»
«Ricucirvi a crudo» rispose lei bruscamente.
Nonostante la gravità della situazione lo coinvolgesse in prima persona, Basch tossicchiò ed emise un sospiro così profondo ed esasperato che l’erba si mosse, sulla punta delle sue labbra – Lady Ashe si stava ostinando a fingere di non capire e, per quanto lui fosse il primo a comprenderne le ragioni, stava arrivando ad odiarla come mai avrebbe creduto possibile.
«A-Argh!» gemette, quando lei freddò i suoi tentativi di prendere di petto la questione versando il vino sulla ferita e trapassandone un lato con la punta dell’ago, tenendolo premuto sull’erba con una mano sul bacino per impedirgli di sobbalzare.
«Sareste tornato se fossi stata io a chiedervelo?»
Lui digrignò i denti. Era parecchio sleale, da parte sua, sparare a bruciapelo simili domande nell’unico momento in cui non avrebbe potuto risponderle, si disse, senza pensare che ogni minimo strattone del filo corrispondeva a un tremito delle dita che lo reggevano.
«Voi me lo avreste mai chiesto davvero?» annaspò, nell’avvertire che due di esse stavano evidentemente litigando per chiudere l’ultimo lembo di filo in un nodo.
Non ottenne risposta, ma una mano tese verso di lui la bottiglia con un sorso di vino superstite – madido di sudore e sfinito dalla fatica, Basch la prese fra le labbra con l’ultimo strattone e ingoiò il contenuto tutto d’un fiato, facendolo piovere come un doloroso proiettile fra i polmoni. Le labbra gli si arricciarono in una smorfia disgustata. Tentò di voltare almeno la testa in direzione di lei.
«Ma che schifo è–»
Ma non aveva potuto dire nient’altro, perché Lady Ashe si era lasciata cadere al suo fianco con un tonfo d’erba secca, e gli aveva preso il viso fra le mani, strusciando le labbra morbide contro le sue, riarse e amare. Basch aveva tentato di balbettare, ma, nello schiudere lentamente la bocca, non aveva incontrato che quella di lei che baciava il suo labbro inferiore con insistenza, con le dita macchiate del suo stesso sangue che gli striavano malamente il viso, in un ghirigoro ruvido e confuso di carezze.
«Ah-» sussurrò lui, strizzando gli occhi e prendendo fiato per reagire al dolore che l’aveva sorpreso come una scossa, ma tacque, quando Ashe accarezzò il suo gemito con la punta della lingua.
«La verità è che non mi hanno mai insegnato a fare domande, Vostro Onore» bisbigliò Ashe, in un sorriso, un filo di saliva che si snodava finissimo dalle labbra di lei alle sue.
Basch appoggiò il capo sul terriccio, gli occhi socchiusi.
«Non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere in caso contrario…» ma Ashe gli fece cenno di riposare, mentre Basch, indebolito dalla perdita di sangue, si lasciava scivolare nuovamente nell’incoscienza.

*

Lo destò, a tarda sera, l’effluvio potentissimo di una zuppa d’erbe amare che Penelo stava facendo cuocere su un paiolo a lente mestolate. Mugolò qualcosa di incomprensibile e si sollevò, tastandosi in cerca dell’armatura e rendendosi conto di essere coperto solo da una veste di lino, appena macchiata da qualche goccia di sangue trapelata attraverso la stretta della fasciatura.
Rabbrividendo per il freddo che si insinuava nella tenda, si voltò da un lato, lasciando che i ricordi di quanto avvenuto quella mattina lo riempissero di un vago, appropriatissimo senso di vergogna, che si ritrasse misteriosamente quando le sue dita tastarono quelle di Lady Ashe, accucciata al suo fianco, con la testa appena levata sulla sua. Fra le loro ginocchia, un cumulo di Erba dell’Eco che la regina stava provvedendo a dividere in mazzetti.
«Non ha raggiunto la colonna vertebrale» disse, placida. Basch annuì, appropriandosi di una fascetta per aiutarla e cercando di ignorare l’assenza degli stivali che, solitamente, schermavano dai suoi occhi quelle lunghe gambe di ragazza.
«Sono riuscita ad applicare un po’ di magia bianca mentre dormivate» proseguì, senza alzare gli occhi sui suoi, indicando il filo abbandonato in un angolo della tenda e facendosi più vicina.
Basch trattenne l’impulso di sussultare quando due dita si appoggiarono sulla ferita quasi cicatrizzata facendo volteggiare il riverbero chiaro di Energia su di essa.
Non era il frizzante pizzicore che sentiva quando era la magia di Penelo a guarire la squadra, ma una sensazione serica, fredda, liquida, che riempiva lo squarcio per rimpicciolirlo, e l’unico brivido che gli provocava era quello di un tranquillo sollievo.
«Prestate attenzione, quando vi muovete: la pelle è ancora labile» lo informò, scivolando dietro di lui e facendo sparire entrambe le mani sotto la sua veste, per allentare le fasciature.
Si arrestò sul nodo, notando che Basch non si era voltato ad osservarla.
«Non voglio darvi più fastidio di quanto non vi siate già fatta carico» le disse, con voce sorda.
«Non dovrebbe essere la mia battuta, quella?» domandò Ashe, incurvando un sopracciglio «Il Clan Centurio ci richiama in missione dopo cinque anni per stanare un Lord Viverna grande quanto un Drago Antico, un artiglio scava attraverso vari strati della vostra schiena, e voi venite a parlarmi di fastidio nei miei confronti?» chiese, tradendo una lieve nota di sarcasmo.
Basch sospirò.
«Milady…» scandì, serio, decidendosi finalmente a guardarla «Non posso permettermi di giocare all’amor cortese. Non l’ho mai fatto. Non con voi.»
Si interruppe un istante, per fissarla con un’intensità forse un po’ più malinconica.
«Non ho più vent’anni.»
«Nemmeno io.»
La voce era bassa, ma chiara, tinta di una testardaggine tutta accesa e imperiosa, e Basch non aveva fatto nulla perché Lady Ashe non si aggrappasse a lui per trascinarlo sui tappeti lisi della tenda con le labbra che dischiudevano le sue in un morbido rincorrersi di sospiri.
Si era tirato appena indietro, incurante delle mani intrecciate fra i capelli, dei baci che Ashe gli stava soffiando sulla bocca e sulla fronte e sulle palpebre.
«Mia signora…» ma l’aveva detto con più desiderio e passione e forza di quel che avrebbe voluto, aveva sentito le sue stesse parole rabbrividire sulla lingua, e l’aveva attirata sulle sue ginocchia, baciandola con una mano che le scompigliava i capelli. Ashe si staccò solo per afferrare quella rimasta libera e baciarne piano tutti i polpastrelli, per poi appoggiarla all’altezza del cuore e guidarla lungo tutta la linea del seno e del ventre, seguendo le rade pieghe del cuoio teso sulla pelle, tenendone il palmo fermamente schiacciato, per annullare la tentazione di ritrarsi che leggeva nei suoi occhi.
«Toccami.»
Basch si era liberato dalla stretta per chiudere il pugno attorno alle pietre che scintillavano sul solco fra i seni, per avvicinarsi a lei e baciarla ancora. La bocca di Ashe gli si schiuse contro in un angolo asimmetrico.
«Non sono una bambola di porcellana, né una bambina, né una reliquia, Basch…» borbottò, il suo respiro caldo che scivolava sulla sua lingua, dietro l’orecchio, su cui Ashe chiuse le labbra, per spostarsi poi nell’incavo del collo e sulla scollatura che gli scopriva una spalla.
Continuò a baciarlo attraverso la veste di lino che gli copriva il torace, con l’attesa febbricitante di una bambina.
Basch si chinò a baciarla fra i capelli, e sospirò quando lei prese la stoffa fra le dita e la sollevò, fino a farle oltrepassare il collo e a gettarla in un angolo della stanza. Prima che lui potesse muoversi, aveva già sentito il palmo di lei scivolare sulla fibbia della cintura che chiudeva i pantaloni di tela.
Qualcosa rimbalzò violentemente nel suo stomaco, e Basch contrasse in un gesto automatico le dita affondate fra i suoi capelli. La sollevò in un abbraccio, liberandosi con uno strattone della cintura, senza smetterle di baciarle le labbra e il mento, il polso chiuso nella mano di lei, che lo conduceva attraverso lo spacco della gonna mentre tentava di lasciarsi distendere sul tappeto.
Ritrasse le dita come se la sua pelle, calda e invitante all’ombra del cuoio, gli avesse bruciato i polpastrelli, e arrancò invece fra i lacci del corpetto, impigliandosi nelle sue stesse mani mentre Ashe disegnava baci lungo la sua mascella, con le braccia allacciate strette attorno al suo collo. Il respiro di lui si strozzò bruscamente nella bocca di lei quando Ashe gli si spinse forte contro, strofinandosi sulla sua erezione in un movimento così fermo che Basch si ritrovò a gemere sulla punta della sua lingua, tirando via il corpetto in un gesto solo.
Colta di sorpresa dal piccolo urto, la principessa si ritrovò schiacciata sul tappeto, sotto il peso del bacino di lui, con un braccio immobilizzato in quella minuscola frazione di spazio nel tentativo di allentare la cintura della gonna.
Basch sbatté le palpebre e Ashe sorrise, muovendo appena le nocche della mano.
Lui scattò in una piccola scossa di piacere, e lei si liberò quel tanto che bastava per far scivolare via il sottile strato di cuoio, senza però ottenere troppo successo.
Mordendosi l’interno della bocca, lui tirò quel lembo che a stento si tendeva a ombreggiarle il pube, e Ashe fu così fulminea nello sbarazzarsi dei suoi calzoni, che quello che rimaneva loro addosso si dileguò attraverso la tenda.
Basch si trovò impossibilitato a protestare per la pazzia in cui si era andato a cacciare, senza fiato contro il calore morbido e profumato del corpo che si strofinava impaziente contro di lui.
«Ashe–» mormorò, premendosi contro il merletto sgualcito delle sue mutandine. La regina non rispose, ma si aggrappò alle sue spalle, inarcandosi contro le dita che le sfilavano la biancheria e accogliendo il bacino di lui fra le ginocchia.
«Sta’ zitto» rispose lei, baciandogli la fronte mentre lui insinuava un braccio dietro la sua schiena per sollevarla, accarezzandole il viso con la mano libera in un gesto disordinato. Ashe lo baciò rapida sulle palpebre prima di appoggiare la fronte contro la sua spalla.
«Ah–» balbettò, stretta e incongrua contro la prima spinta di lui, scuotendosi contro il fievole crepitio di una scossa di piacere nel basso ventre. Le mani di Basch le graffiavano le anche mentre lei allentava la stretta delle ginocchia, lasciandolo scivolare a fondo in un languido respiro, scaraventata via da una sensazione che credeva di aver dimenticato, ma che le era rimasta incisa su tutta la pelle, e a cui si arrese con un piccolo spasmo nel secondo e nel terzo affondo. Strinse i suoi capelli per evitare di toccare terra in un guizzo di testarda supremazia, strappandogli un bacio così all’improvviso che Basch prese un respiro dei suoi, abbracciando invano la sua pelle sudata, incrociando le braccia dietro la schiena come per paura di vedersela sgusciare via.
Ashe respirò forte contro un suo singhiozzo, le sue mani a tracciare un disegno convulso sulla sua schiena mentre cedeva morbida contro il tappeto, lasciando che Basch si esaurisse in lei come una scintilla, per poi appoggiarlesi accanto.
Nessuno raccolse il coraggio per muoversi.
La regina prese distrattamente nota dell’Erba dell’Eco che le si era aggrovigliata in lunghi fili fra i capelli, del fumo del falò là fuori, dell’aria della notte che, carica di pioggia, filtrava nella tenda da chissà quanto tempo, e si vergognò di constatare che tutti i suoi pensieri ruotavano attorno al naso che le sfiorava la schiena e alle mani che tentavano, forse, di abbracciarle la vita senza troppa enfasi.
«Credo non andrò più in alcun luogo, domattina» le sussurrò una voce all’orecchio, ridendo piano una risata che Ashe non aveva mai udito prima di allora.
«Temo proprio di no, Basch,» ridacchiò lei, sorniona «perché ti toccherà mettere in ordine questo disastro, prima.»
Lui nascose le risa in uno sbuffo. Accidenti a lei e alla sua voglia di eludere la questione!
«Sarò il più meticoloso possibile. Al limite della pedanteria, temo» le annunciò, serioso, le labbra appena incurvate nel cogliere il brillio soddisfatto dei suoi occhi.
«Potrei anche perdonarti, stavolta» sussurrò, sfiorandogli le vene di una mano con un pollice.
Basch si concesse un bel respiro di sollievo.
Se non altro, quella era una risposta.

~

A/N 7 gennaio 2010, ore 22:34, ma la fic è stata finita alle ore 1:08 XD. È stata una giornata decisamente lunga e stressante, è stata una lemon molto divertente e piena di cose che volevo inserire in una fic da tempo. È bello tornare in carreggiata con loro due <3! Lieta di aver fatto felice Valychan ♥ che l'ha attesa con un'ansia che mi lusinga!

Chu!

Juuhachi Go.

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