[Queer as Folk US] You try and break the mould

Titolo: You try and break the mould
Fandom: Queer as Folk US
Personaggi: Brian Kinney
Parte: 1/1
Rating: PG
Conteggio Parole: (LibreOffice)
Note: omosessualità, post-finale. Originariamente doveva essere la prima fic di una raccoltaper una community, ma non l’ho mai neppure claimata.

You try and break the mould

Ci sono quei pomeriggi strani in cui Brian praticamente si defila dagli uffici della Kinnetik con le mani affondate nelle tasche del cappotto, in una posa decisamente fuori personaggio, nonché decisamente irrispettosa del valore del soprabito stesso: svariate migliaia di dollari portate addosso con l’aria imbronciata di una vecchia palandrana, col sole d’autunno sulla schiena. Con gli occhiali da sole calcati sul naso, guarda le foglie cadute ai lati dei viali, mentre scende dal taxi spolverandosi il completo.
Il cancello del cimitero cigola come un gallinaccio, e Brian passa oltre un crocchio di querule vecchiette, in un lieve raspare di ghiaia. C’è uno spiazzo in cui l’erba e il cardo crescono selvatici e indisturbati, e dove un completo di Ermenegildo Zegna non dovrebbe mai mettere ginocchio, ma tant’è.
Ci sono quei pomeriggi in cui Brian si china a guardare la lapide di suo padre per accorgersi, con disincantata soddisfazione, di non provare neanche un briciolo di malinconia – non per lui, almeno. Quello che veramente gli fa male è ammettere che, quando viene qui, ci viene perché pensa a Gus, perché pensa di essere un padre di merda pure lui, fondamentalmente, anche se la cosa non è esattamente in cima alla lista delle sue intenzioni del giorno. Ci viene per pensare che, cazzo, non vuole che lo dimentichi, e che gli sembrava piccolo come un paperotto, quel giorno d’inverno, con quegli occhi enormi dietro al finestrino abbassato, la manina sulla chiusura della cintura di sicurezza e le labbra a cuore incerte a balbettare un ‘papà’ di cui Brian si sente tutto meno che l’esempio perfetto.
Ha detto a Justin che il tempo è solo tempo, e se l’è ripetuto quando la macchina di Mel e Linz se n’è partita trottando sulla strada lastricata di neve, o quando l’aereo di Justin se l’è portato a New York.
A ripensarci, gli fa un effetto strano, come se, attimo dopo attimo, il cimitero attorno a lui stia diventando sempre più grande e più vuoto, e il tempo un filo di chewing-gum di cui Brian non trova il capo, se non in un cappio appiccicoso attorno alla propria gola.
Di solito, questo è il momento in cui il pomeriggio tocca il fondo, e in cui Brian pensa bene di rialzarlo girando i tacchi, stretto nel cappotto forse un po’ di più rispetto a quand’è arrivato.
Fanculo a quest’autunno freddo del cazzo.

~

A/N 27 maggio 2010, ore 1:40. Ebbeh, mi sono innamorata di Queer as Folk e di Brian, nonché di Justin, ovviamente ♥. Non pubblicavo nulla da un po’, e scrivere mi aiuta a distrarmi, in questo periodo. Detto fatto, questa è la prima flashfic sul fandom e, indovinate un po’?, non è venuta come volevo XD. Ci vediamo con le altre nove fic della raccolta XD. Che fra l’altro prende il titolo da una canzone dei Placebo… che dà il titolo anche a questa fic. Spero vi piaccia!

Juuhachi Go.

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