Titolo: Nel nome del padre
Fandom: The Borgias
Personaggi: Cesare Borgia, Lucrezia Borgia
Parte: 1/1
Rating: PG13
Parole: 985 (LibreOffice)
Note: un poco di NSFW e accenni incestuosi
Le porte degli appartamenti di sua madre sono ben chiuse – Cesare distingue il ciabattare frenetico di domestiche e levatrici mentre, a dispetto della sua età, si appiattisce fra i tendaggi del corridoio, tormentando i bottoni della severa veste di seta che gli racchiude il corpo.
Il vescovo di Valencia – viene da ridere anche a lui, a volte, a pensarci – non è estraneo ai fatti della vita: è un ragazzino, ricco, nobile, di bell’aspetto; serve e nobildonne seguono il suo passaggio con gli occhi ovunque vada, e non gli è granché difficile indurle a sollevare le gonne, che siano di broccato o di percalle.
Tuttavia, in quel momento, non osa neppure respirare: sospeso sul limitare di quella sorta di gineceo in cui non è ammesso, attende crogiolandosi in un misto di curiosità e paura. È un ragazzino incapace di penetrare quel mistero, lui che è stato forzato a studiare sin dalla più tenera età ogni mistero che riguardi Dio. Sa, tuttavia, che non tutte le donne, per quanto agiate e robuste possano essere, superano indenni l’ordalia del parto.
Fissa la pagina aperta del breviario che regge fra le mani senza leggervi una sola parola, con gli occhi che carezzano la miniatura colorata che ne impreziosisce le preghiere e le orecchie che, invece, si tendono a cogliere i passi di suo padre che strisciano sui tappeti. Lo guarda passeggiare nervosamente in lontananza, le lunghe mani che sgranano le perle di un massiccio rosario.
Suo fratello Juan, invece, è da qualche parte a vagabondare nei giardini, intento, forse, a menar pugnalate a uno dei fantocci di pezza e legno che ha eretto nelle scuderie, con la complicità di uno degli stallieri – Cesare lo osserva spesso dalla sua camera, mentre ostenta la baldanza del soldato. Sa che lo fa per indispettirlo – dell’innocenza dei fanciulli Cesare ha motivo di dubitare, a guardar lui – e per mostrargli che il principe non può convivere con le vesti di vescovo che indossa, mentre al guerriero tutto è permesso.
Un Gesù Bambino incoronato d’oro lo benedice dal foglio sottile di pergamena, e Cesare si chiede come sarebbe stato essere il neonato trasparente che sua madre sta per partorire: se al primo spetta l’abito talare e al secondo l’armatura, c’è solo da sperare che al terzogenito tocchi la pace dell’anonimato.
D’improvviso, Cesare sobbalza come al risveglio: le urla di sua madre, miste all’incitamento delle donne che le stanno intorno, riecheggiano violente contro le porte chiuse, rompendo il fastoso silenzio che impregna il palazzo. Con un labbro appena premuto fra i denti, tende ogni muscolo al suono stravolto di quella voce, così diversa dalla pacata leggiadria che appartiene a sua madre. Poi, un lungo, penetrante vagito, una voce nuova che si annuncia al Cielo, sana e squillante come una tromba degli angeli.
Suo padre si precipita in un pesante svolazzare di paramenti scarlatti, e Cesare, gettandosi freneticamente la stola dietro le spalle, gli tiene dietro senza una parola.
Due domestiche spalancano loro le porte degli appartamenti di sua madre. Il viso rosso di stanchezza, giace con una creaturina implume fra le braccia.
«Oh!» tuona suo padre, ammirandola e disegnando con un dito la forma di quella guancia minuscola «Una principessa della Chiesa,» ridacchia, con la leggerezza di sempre.
Cesare si avvicina più lentamente a Lucrezia – così l’ha appena chiamata suo padre, poggiando un bacio sull’invisibile lanugine bionda che già le vela la testa – e la contempla con stupito timore. Quella bambina che si affanna a mordere i capezzoli di sua madre sarà un giorno merce preziosa in un crocevia di alleanze e intrighi, non ha motivo di dubitarne. Ora, tuttavia, ai suoi occhi è una vaga, tenera forma di essere umano, che trema come una foglia nel broccato.
È il vescovo di Valencia, però, il ragazzo che s’intrufola al fianco del Cardinal Borgia. Lo osserva benedire l’acqua con un rapido segno di croce, poi prende l’aspersorio dalle sue dita.
«Lucretia, ego te baptizo in nomine Patri, Filii et Spiritus Sancti» dice, e la bambina sbadiglia gorgogliando, con la sua bocca rotonda.
*
Cesare sa benissimo, mentre una cascata di riccioli si sparge sulla stola che gli penzola dalle spalle, che Lucrezia sta guardando. È un’ombra lontana fra le cortine trapunte del letto. Continua a palpitare insistente nella coda dell’occhio anche mentre suo fratello, liberandosi degli abiti come un cane del laccio, si spinge con un basso gemito fra le gonne della cortigiana schiusa e cedevole sotto di lui.
Anche questa, pensa, coprendo un ghigno in un mezzo ansito, è una ribellione a un destino che non gli appartiene: nessun papa e nessun vescovo in tutta Roma hanno mai disdegnato l’amore e i suoi giochi; lui non ha intenzione di essere diverso. Tuttavia, disattendere al proprio voto di castità è un piacere che gli sembra ogni volta più dolce e più segreto, un’innocua boccata d’aria per fuggire dallo schema di complotti di cui è parte. La gravità della colpa non verrà mai riconosciuta per la trasgressione che davvero rappresenta, il che, nello spazio elastico della carne di una donna, lo rende un uomo libero per una quindicina di minuti.
Lassù, nella luce tonda della finestra, Lucrezia sembra scrollare le spalle in una risata silenziosa: è abbastanza perché, anche nell’euforia che precede l’orgasmo, Cesare ritrovi tutti i cunicoli oscuri che corrono per la sua anima, i dubbi e i fremiti, i crimini intentati e quelli da compiere ancora, la confusione e la paura.
Dalla trasparenza delle tende, si vede la macchia d’oro dei capelli di sua sorella – non corvini, non bruni, non di sua madre, Lucrezia è sempre stata innocente e straniera. Distrattamente, si chiede quale principe avrà il permesso, un giorno, di contare l’azzurro di ogni vena su quella pelle, e quale prezzo suo padre dovrà pagare per il privilegio.
Si chiede se esista, in realtà, un prezzo che vi corrisponda, e tenta di ignorare il brivido che gli corre sulla pelle come l’indice di una ragazzina.
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A/N 12 giugno 2011, ore 0:10. Questa fic è stata cominciata tipo a fine Aprile, e avevo intenzione di arrivare a comporre quadretti almeno fino alla scena di Cesare che osserva Lucrezia dormire la sera delle sue nozze, ma il tutto giaceva a prender polvere senza uno scopo. E beh, adesso, rileggendola, mi sono detta che il motivo poteva essere solo il fatto che la fic stava sbraitando dichiarandosi finita, perciò eccola qua °_°. Inutile dire che shippo Cesare/Lucrezia ferocemente, in The Borgias, e che la descrizione del battesimo di Lucrezia è spudoratissima invenzione XD!
PS: ANDATE. A VOTARE. TUTTI.