[Tokyo Babylon] Dead Language

Titolo: Dead language
Fandom: Tokyo Babylon
Personaggi: Subaru Sumeragi
Parte: 1/1
Rating: G
Conteggio Parole: 1235 (LibreOffice)
Note: omosessualità, spoiler sul volume 7, angst sono autorizzata ad ammettere in silenzio che questa è vegamente leggibile?

Dead Language

«Oh, Subaru, non puoi mica continuare a soffrire per gli altri! Vivi!»
Avresti detto così… in un caotico frusciare di gonne dai colori accostati praticamente al buio, avrei visto i tuoi occhi più verdi che mai e la tua furia si sarebbe abbattuta su di me… povero innocente Subaru-kun.
Vivi. Non ti ho ascoltata e non posso pensare di farlo ora.
Seishiro.
Sorrideva, nessuno di noi due si è mai reso conto di quell’espressione di carta, o forse sì, non sono gli esseri umani quelli che si illudono e cercano la felicità fino a morire di stenti? Abbiamo condotto un gioco pericoloso, io ho perso te e sto scappando da ricordi troppo scomodi che potrebbero frapporsi fra me e la mia vendetta.
Gli scatoloni sul pavimento traboccano di completi sgargianti e lustrini, è su di essi che è rimasto un po’ del tuo profumo, discreto e morbido nonostante il tuo palese egocentrismo estetico. Una cosa del genere è una contraddizione inspiegabile che non ho mai avuto modo di far risaltare ai miei occhi al momento opportuno, quando il tuo sorrisetto saccente era pronto per ogni mia domanda. Magari mi avresti risposto con un pochino di sardonica superiorità, ma non me la sarei certo presa.
Seishiro mi avrebbe difeso con una buona parola, dopotutto. Non è così? Il vostro affetto… l’apice dei miei desideri. Ora come ora, mi andrebbe bene qualsiasi segno, bada, qualsiasi, per indicarmi che quel calore c’è stato.
Sul parquet lustro sono stati ordinatamente impilati involucri di cartone riempiti di ciarpame.
Sulle pareti, l’impronta umida dei quadri.
Vuoto, c’è come un’ecatombe intorno, ho sempre più freddo. Cado e non c’è freno.
Dappertutto, il profumo dei tuoi manicaretti e del suo dopobarba a ricordarmi come tutto l’amore e la gioia che mi hanno circondato dal nostro incontro con quell’uomo siano stati null’altro che una bugia in cui, sarebbe meschino non ammetterlo, mi sarebbe piaciuto vivere all’infinito.
Ti odio, a che scopo dirmi quanto mi volevi bene se proprio il tuo amore è stato capace di uccidermi più di quanto abbia fatto tutto il resto? Perché desiderare di salvarmi se il prezzo da pagare si è rivelato essere questo?
Non avrei avuto paura di morire, specie se a colpirmi fosse stato Seishiro. Lo sapevi, no? Che se quella fosse davvero stata l’unica maniera per far parte di lui in qualche modo, non mi sarei fatto scrupoli, a farmi uccidere.
Saresti salva, adesso.
Sì, va bene, lui mi ha spezzato il cuore. L’ha fatto, nessuno potrà mai contraddire questo, ma avrei avuto te, ad aiutare il mio risveglio con qualcosa che non conducesse a questo, quel giorno in cui si è portato via la mia anima, lasciandomi attonito, sordo e cieco…
E’ stato lui a dirmi che il più grande egoismo per l’essere umano è la felicità altrui, dacché il desiderio di provocare questa significherebbe anche lo sbocciare della propria; ha ragione, come l’ha avuta sempre, su di me, su di te, senza che noi alzassimo la guardia… Nella sua recita, mi ha insegnato cose che sicuramente non voleva io apprendessi, per ringraziarlo, avrò il suo sangue sui queste mani che avrebbero dovuto proteggerti. Ce la farò.
Vivi? Allora vivrò per questo, piangerò per questo. Eppure, come parlare di vita, in questa casa sventrata, con il fiele di trecentosessantacinque giorni di gioia inenarrabile impastato in bocca?
Io vi amo.
Ho paura di amarvi più di ogni altra cosa che abbia mai riempito la mia vita, ma è servito accorgersene per bruciare tutto e lasciare solo odore di cenere sulle dita, vorrei anche una sola condizione per avervi, credimi, la accetterei, a prescindere da ciò che mi imporrebbe, ma, di modi, postille, clausole… patti… non ne esistono.
Vivere. Mpf! Questo è ‘sopravvivere’ e, in apparenza, credo mi basti.
Credo. Ho la sensazione di aver smesso di farlo, su qualunque cosa… Credere… ho dato blando credito a ciò che dicevi riguardo alla mia insostituibilità come persona e onmyouji. Beh, guardami adesso, guarda ciò che è rimasto, di me, ma soprattutto di te stessa…
Ho creduto a lui. Se ho ancora un cuore, sta’ certa che non sta battendo o, nella più plausibile delle ipotesi, lo sta facendo solo per attenderlo. Cacciatore e preda, come in realtà è stato fin dall’inizio. Sordido? Puoi giurarci. Eravamo noi due quelli che si circondavano di colori così vividi da far male alla vista, per occultarlo. Una coppia di idioti dimentica del buio in cui si precipita dopo aver fissato quella fittizia euforia cromatica che caratterizzava il nostro stile di vita, ma quel che è peggio è che il demone lo avevamo dietro le spalle. A dire la verità, ora, è l’ultimo dei miei problemi: mi basterà voltarmi, sfoderare il coraggio e colpire.
Soddisfazione. Oh, sì.
Dammi solo un po’ di tempo per trovarlo, il coraggio di sputare in faccia ai suoi adorabili inganni…
Che il cielo si apra, che qualcosa vada in frantumi, dannazione, magari me stesso, come un bicchiere di vetro, stretto in quelle dita che si sono tante volte appoggiate sulla mia spalla… Forse sono io a desiderare di essere la preda, dopotutto: finché continuerò ad esserlo, Seishiro non demorderà nel suo intento di riuscire a catturarmi come tale… E’ o non è il modo più ovvio per legare a me quella sua anima oscura che ha preso te… e me? Scusami, dal più profondo di questo mio cuore, un pezzo l’hai trascinato via tu… l’altro… lui ci sta giocando miseramente, sono totalmente incapace di oppormi, so di non essere abbastanza forte e… incrollabile, mi trovo a pensare che solo chi sia senza emozioni possa esserlo davvero, non traendo energia da una qualunque speranza fuggevole, ma dalla certezza stessa della propria invulnerabilità. Per colpire quell’uomo, non ho altro che le mie mani e sentimenti di cristallo che si infrangeranno contro il suo sguardo.
Mani che vorrebbero abbracciarlo e stringersi, poi, attorno al suo collo con forza.
Sentimenti che vorrebbero penetrare in quella coltre di fitto ghiaccio, disgelandola per conficcarsi come frammenti di primavera o di bottiglia.
Mi rialzerò, non perché voglio, ma perché devo… Prendere la mia strada significherebbe intrecciarla indissolubilmente alla sua, sapendo che rimarrà solo uno di noi due.
Significa andarsene da questo posto traboccante di voi, lavare via dalla mia anima ogni vostra parola, ogni vostra occhiata, ogni mio dubbio, ogni mio desiderio.
Lo sto facendo, temendo però di non dimenticare nulla, nemmeno, o, per meglio dire, soprattutto, il dolore, l’evanescente mostro dagli occhi grigi in cui, sotto la vostra costante protezione, mi sono addentrato infinite volte, senza mai immergermi interamente. Eccolo, però, simile a un battito di cuore nel cuore stesso, determinato a squarciare quest’insulso tamburellare nel petto, il quale vi riconosce come artefici delle mie risate e, ora, della mia disperazione.
Vittimismo non è il sentirsi troppo fragile per puntellare il peso di qualcosa di così gigantesco, sotto la cui mole ci si sente cedere, bensì essere certi che questo sia l’unico accenno di coerenza della propria vita…
Stupido, stupido, stupido Subaru! E ingenuo, anche: ingenuità è il voler cercare una cedevole, sbiadita speranza nonostante tutto questo…! Non smetterò di aggrapparmi al pensiero di Seishiro più di quanto debba fare per ucciderlo, lo so. Forse… forse lo sai anche tu.
I tuoi ultimi passi sotto i ciliegi riecheggiano senza fermarsi.
Tante e tante volte…
Il monito che mi tiene diviso da lui quel tanto che basta per innamorarmene ancora.
Non riesco nemmeno a chiedertene perdono.

© Juuhachi Go 2004. Pubblicata per la prima volta su No hope for Cinderella

Note… 4 Settembre 2004, ore 23:42. Finalmente ho finito questa benedetta fanfic! L’ispirazione, partita con la versione acustica di Forever Love il 28 luglio 2004, si è bruscamente arrestata il giorno dopo, a quelli che credevo due righi dalla fine, e poi, finalmente, oggi, gli Evanescence, mi hanno mandato la benedizione con You…
Ho avuto uno strano rapporto con questa fanfic, ci ho faticato molto di più che su di altre. C’è il dolore e c’è la tristezza che per la prima volta in questo periodo della mia vita ho cominciato a provare davvero. Un dolore diverso, ma che fa male. Nel dolore di Subaru c’è molto di mio… e nello stile con cui ho scritto, al contrario, pare che di mio non ci sia proprio niente. Eppure mi sento soddisfatta, credo, finalmente, di aver fatto qualcosa di buono, a voi la parola, però! E… scusatemi se è così triste… vi lascio, alla prossima fanfic!!

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