Titolo: In photographs I’ve seen him laugh
Fandom: Tokyo Babylon
Personaggi: Subaru Sumeragi
Parte: 1/1
Rating: G
Parole: 437 (LibreOffice)
Note: omosessualità, spoiler sul finale
Fotografia
Avvicinando l’accendino all’angolo della foto per la prima volta, la mano gli trema. L’ha sempre lasciata nascosta in cima alla mensola del salotto, dietro a un paio di brutti soprammobili, ma l’occhio ci cade di continuo ogni volta che ci passa davanti, come per dispetto. Scava da lontano nello spazio minuscolo fra un orribile ninnolo di porcellana e l’altro perché c’è una certa dolcezza nell’atto di riaprire continuamente la ferita e ricordarsi che no, non ha sognato tutto, e che sì, è stato stupido, e oh se potesse. C’è una dolcezza lancinante nel farsi scrosciare tutto il dolore addosso perché le stupidaggini e le risate e il fast food e gli esorcismi in cima alla Tokyo Tower. Così tante bugie, che sotto il loro peso il corpo si assottiglia e sparisce. Eppure, per qualche ragione – chissà, per non dimenticare? Per temprarsi? – Subaru non riesce a smettere. Così un giorno, dopo una giornata passata in giro a far faccende – portato a scuola l’ultimo plico di carte per confermato abbandono degli studi, due fax dall’Agenzia della Casa Imperiale, la rata delle tasse, due esorcismi e un tentativo infruttuoso di scavare nelle ultime faccende dei Sakurazukamori – Subaru si arrampica sulla sedia, acchiappa la cornice fra due dita e separa la foto dal vetro, lascia due grosse impronte appiccicose sulla superficie patinata, poi la guarda, alzando ogni tanto la testa in direzione del grosso specchio appeso all’ingresso.
La guarda e la guarda e la guarda ancora, guarda sua sorella stretta nell’abbraccio di Seishiro e si guarda nascondere la faccia paonazza sotto la falda del cappello mentre Seishiro tenta di attirarlo a sé, un sorriso in faccia che non finisce più.
Lo fissa fino a che non sente le lacrime gonfiarsi negli occhi. Quando non vede più niente, si ostina a restare appollaiato sulla sedia in equilibrio precario, e contempla allo specchio la propria faccia che si deforma un singhiozzo e poi un altro e un altro ancora, sempre peggio finché non rischia di strozzarsi.
Ricordati di questo dolore quando vi troverete faccia a faccia, si dice, ricordatene, ricordatene, ma Subaru sente un dubbio atroce perforargli lo stomaco come un verme una vecchia mela, e si piega in due nell’accorgersi di cosa ha pensato, e si chiede come mai potrà fare adesso, a smettere di piangere.
Decide di stremarsi, poi asciuga lacrime e moccio con una manica della giacca, e riafferra l’accendino come se si stesse tenendo aggrappato su un ciglio del dirupo. Il primo angolo della foto si accartoccia in una lenta macchia nera.
Subaru si chiede se davvero serva, dato che, di quella foto, ricorda ogni particolare a memoria.
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A/N 22 giugno 2012, ore 18:41. Perché non si può lasciare la Notte Bianca V senza fill, accidenti. Al volo e angst nonostante il caldo boia XD.