Titolo: Quasi una palude
Personaggi: Samar, Nahir
Parte: 1/1
Rating: PG13
Parole: 360 (LibreOffice)
Note: avvertimenti a sorpresa XD. Un mio amico mi aveva lanciato una parola a caso (“estate”) per farmi scrivere qualcosa di diverso… e beh XDDD.
L’acqua del fiume è un fango bruno e permaloso, quando la pioggia smette di cadere. In quel momento, con quella massa limacciosa e molesta attaccata alle cosce, Samar non riesce a pensare a qualunque cosa non sia il sudore che gli ruscella fra i lunghi capelli biondi. Con due mani che sono la metà di quelle di un uomo fatto, sta cercando di smuovere la prua della barca da quella poltiglia di giunchi e terra – tutto quello che ottiene, però, è uno strato di pelle in meno sui palmi.
Solleva la testa e scrolla la spalle.
«Non ci riesco!» dice, con una smorfia che gli arriccia le labbra. Sulle assi dell’imbarcazione, sotto la forma della sua stretta, c’è una mezza impronta di sangue.
Appoggiata sul parapetto di corda, sua sorella Nahir ritira le reti – vuote, ad eccezione di un pesce morto col fango nelle branche e un mucchio di paletuvieri – e sorride.
«Non fa niente» mormora a mezza voce, i capelli color del grano che si annodano sotto il soffio caldo del vento e due occhi che hanno il colore del fiume d’inverno, quando le barche scorrono serene.
Samar la scruta mordendosi un labbro.
«Papà si arrabbierà come al solito, se torniamo senza aver pescato niente» obietta, pulendosi un baffo di melma sulla guancia con il dorso della mano – che è, se è possibile, ancora più sporca.
«Si arrabbierà anche stavolta,» ribatte lei, bianchissima e leggera nel sole mentre si sporge contro la sua fronte «non è mica colpa nostra, se la barca si è incagliata di nuovo» e, come ogni volta, Samar non ha niente da dire, afferrando i suoi capelli e le sue guance e la sua pelle fra le dita, accaldato e stordito e sporco mentre Nahir la bella sa di timo e di miele e di Dio sa cos’altro.
Sa bene che non dovrebbe scendere al fiume con questo caldo, sa che gli serviranno ore e ore per scavare la carena via da quel pantano, lo sa come lo sa ogni marinaio, ma le morde le labbra gettando la testa all’indietro come chi non hai conosciuto nient’altro in vita sua.
E chissà, forse è anche vero.
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17/11/2011, 1:30