[Final Fantasy XII] Unforeseen [epilogo/4]

Titolo: Unforeseen
Fandom: Final Fantasy XII
Personaggi: Ashelia B’Nargin Dalmasca, Al-Cid Margrace, Basch von Rosenburg
Parte: epilogo/4 | 1 | 2 | 3 | 4
Rating: NC17
Conteggio Parole: ~24896 totali, 1113 in questo (LibreOffice)
Note: nsfw, spoiler sul finale del gioco, un po’ di vouyerismo qua e là, forse? Scritta su prompt di 12_teas, è il seguito di Lotus di lisachan, che è a sua volta seguito della mia Love is blindness

Unforeseen
[12_teas] 06. Lady Grey

Epilogo

Il suo era un matrimonio al contrario.
Certo, non era una di quelle verità che richiedessero conferma, ma Al-Cid non poteva fare a meno di abbandonarsi a un genuino accesso di divertimento ogniqualvolta riusciva a sincerarsi della verità suddetta.
Per esempio, in quel momento Ashe stava accucciata al suo fianco con gli occhi rivolti alla luna e la mano appoggiata sui ricami del pigiama, indossando una delle espressioni più rilassate che suo marito potesse riscontrare su di lei nell’arco di una giornata.
Beh, diceva a se stesso, fissandola con la coda dell’occhio, si trattava pur sempre della vita di una signora: non era una mossa granché elegante chiederle come avesse passato il pomeriggio, perciò evitava.
Quasi sempre.
«Siete stati con Darian, pomeriggio?»
«Mhh, sì» rispose lei, quasi facendogli le fusa «Basch è orgoglioso di farti sapere che, a cinque anni suonati, tuo figlio sa tirare di scherma con una destrezza ammirevole…»
«E insisti a proibirmi di mettergli una pistola in mano?» protestò Al-Cid, girandosi verso di lei.
«Mio carissimo Al-Cid,» sbuffò Ashe con fare altezzoso «debbo ricordarti che, quando ti ho accordato il permesso, tu ti sei dimenticato di caricarla a salve?»
«L’onta è ancora vivida dentro di me, debbo ammettere, mia diletta» asserì Al-Cid, soave.
«Mh» gli fece eco Ashe, soddisfatta, mentre si sistemava meglio fra le lenzuola.
Silenzio.
«… E dopo cosa avete fatto…?»

*

Basch socchiuse gli occhi, infastidito dal sole che brillava attraverso le tende.
Ashe si infilò nella curva del suo braccio per baciargli le palpebre, tutte e due, e lui si affrettò a seguirla per avvicinare il bacino al suo, tenendola stretta fra le braccia mentre lei dispensava piccoli baci silenziosi sulla sua clavicola.
Quando faceva così, non era mai per tenerezza gratuita, ma un gesto casuale, dettato dal semplice bisogno di solleticargli la pelle.
«Lord Darian è proprio bravo» commentò lui, facendo correre una mano dietro la sua schiena, fino ad arrivare al coccige.
«Già» sussurrò Ashe «e tu che volevi pure rifiutarti di essere nominato Gran Maestro di Spada!»
«Beh…» lui le baciò piano le labbra «Mi sembrava un affronto.»
«No, Basch… sei semplicemente la spada di Dalmasca, ora, di nuovo.»
Lui non fece in tempo a guardarla, che già lei aveva chiuso gli occhi, quella piccola traccia di malinconia stemperata in un mormorio di desiderio sulle labbra mentre saliva su di lui.
E non era assolutamente il momento di dirgli quanto il Consiglio avesse protestato, di quanto lei avesse saputo ridurli al loro posto, di quanto lui—
«Basch—»
Suonava come un ordine, come una supplica, come un piccolo lamento di gioia. E lui le baciava la fronte con la dolcezza di chi, dopo cinque anni, faticava ancora a crederci, di avere tutto.

*

L’aveva viziata.
Al-Cid prese mentalmente nota di come, incentivando due cuori puri all’adulterio, si ottenessero effetti alquanto singolari.
Fra questi, il suo caso non si sentiva affatto incline a trascurare il fatto che, per Rozaria, Ashe aveva in mente un piano assai preciso, nei limiti di quel che era sua competenza: volendo mettere al mondo un erede che avesse il suo sangue, non aveva smesso di frequentare il suo letto. Con un po’ di colpevole imbarazzo, certo: piegandosi alla fedeltà coniugale infrangeva quella di un uomo che l’amava per mille è più motivi, quindi la sua esitazione lo divertiva anche, in una certa misura.
Stava di fatto che Basch l’aveva viziata.
Nel momento in cui, con espedienti che avevano assai poco di ortodosso e molto di gradevole, Al-Cid sentiva un suo gemito di piacere lasciarle le labbra, si rendeva conto di quanto quell’uomo avesse cambiato la giovane donna che prima era così curiosa di vedere dove le sue carezze potessero portarla.
Adesso Ashe si chinava come una gattina ai virtuosismi delle sue coccole e glieli restituiva tutti, tenendosi ferma su di lui come per dirgli “Guardami”.
Non si diceva di no a una donna così, capitolava lui, attirandola fra le braccia in uno di quei baci lunghissimi, che intrecciavano la lingua alla sua fino a che nessuno dei due riusciva a distinguere il proprio sapore, un filo di saliva sulle labbra quando si staccavano e Al-Cid appoggiava la fronte alla sua per entrare in lei con due spinte secche, i fianchi di lei che scivolavano fra le sue mani.
Decisamente, in un matrimonio come questo, era un bel problema, quando l’oggetto dei propri desideri acquistava delle forme talmente definite.
In un matrimonio come questo, non era raro che lei scivolasse fuori dal letto perché aveva la seduta di Consiglio all’alba, né che Basch e le carte e Dalmasca le togliessero il tempo per una famiglia che, in realtà, non era mai esistita in quanto tale.
Al-Cid sapeva, in verità, che questa situazione era ben lungi dallo scivolarle addosso: spesso si sentiva come lei, ad osservare Darian impettito in mezzo al cortile, sballottato fra gli ordini di Basch e dei precettori, e a pensare che, a cinque anni, un figlio di Dalmasca non avesse più bisogno di loro.

*

«Basch, quand’è stata l’ultima volta che noi—oh.»
«Scusa…» mormorò lui, le mani perse sotto le sue gonne mentre Ashe scuoteva la testa, aiutandolo a sciogliere i nastri. Si morse il labbro.
«Forse ci siamo distratti, qualche tempo fa, e… mh… beh.»
Lo baciò con forza prima di spingerlo su di sé, il materasso ad accoglierli con un tonfo che coprì il sospiro di sollievo di lui, le sue dita che correvano sul suo ventre.
Ashe rimase a guardarlo, incantata.
Sorpreso dalla sua calma e dal suo silenzio, Basch sollevò gli occhi su di lei, e la vide giocherellare con l’anello di Lord Rasler.
Il suo sguardo era serio, però, a prescindere da quello svagato cincischiare.
Lui si fermò, prendendo quella mano nella sua, scrutandola con incredulità quando l’argento freddo cadde senza rumore nel proprio palmo chiuso.
Smise di avvertirne il gelo sulle pieghe della pelle quando lo lasciò cadere sul lenzuolo e le dita di Ashe intervennero a farlo scivolare al suo anulare, prima di permettergli di coprire i fianchi coi suoi, come a volergli cancellare dalla memoria un gesto di cui Basch non comprendeva il significato – Ashe tentò di aggirarlo con le carezze e con i baci, strappandogli parole e domande dal fondo delle labbra, fino a che non lo udì tacere, finalmente, le ginocchia di lei schiacciate ai lati del suo bacino e le sue labbra ovunque sul viso e la sua presenza arroventata che le saliva fino al cuore.
Quando Basch si adagiò su di lei, Ashe vide che stava fissando l’anello attorno al dito.
Gli sfiorò la guancia per attirare la sua attenzione, ma rimase in silenzio.
«Perché?»
Lei prese un respiro.
«Rozaria avrà un principino biondo.»

~

Postfazione. 28 marzo 2009, ore 15:54. Questa storia mi ha palesemente UCCISA. In un modo del tutto piacevole ♥. Mi mancheranno da morire ç___ç, ma non pensate che finisca così, eh. Ho altra roba in cantiere su questo ciclo… ma passiamo a un po’ di note random prima di chiudere quest’immensa baracca. E cominciamo con un grazie alla liz.
Grazie perché, se lei non si fosse innamorata di Love is blindness, non mi sarei buttata in una cosa del genere con tutto quest’entusiasmo – ho camminato divertita, felice e fangirlante sotto ai suoi occhi di mamma, ho delineato un uomo come Al-Cid con tutta la raffinatezza possibile, e vedere lei che l’amava mi ha dato un chiaro segno di essere – si spera – riuscita nell’intento.
Poi, a lei è piaciuto anche quest’uomo frustrato e mazziato che è Basch – e io sono riuscita a scrivere di lui con l’amore immenso che gli devo come di consueto, disperandomi per averlo trattato così male E di stare fangirlando pure per il povero Al-Cid: diciamocelo, qui quest’uomo se la gode ma ha un ruolo fondamentalmente ingrato.
Poi °__° Darian è mio. Battezzato dalla liz, così come ha battezzato questa storia.
Per lui mi dispiace .___. perché alla fine, in tutta la storia, è un po’ trattato come una cosa, vuoi per esigenze di trama, vuoi perché non è che una merce di scambio fra due dinastie. Il sequel ci vuole anche per restituirgli dignità, ecco.
Proseguendo per questa tangente XD, Unforeseen è la cosa più spinta che io abbia mai scritto. Non immaginate neppure quanto mi abbia divertito scrivere del povero voyeur!Basch XDDD! Mi ha resa incredibilmente orgogliosa, quella parte, e ho concentrato in quel capitolo tutto il lemon della mia vita, insomma XD.
Questo rende questa fic una storia su Ashe O_ò. Una storia sul sesso e sul desiderio, nonché sul fatto che lei, per com’è e per il ruolo che ricopre, non riuscirà mai ad essere una buona madre.
Ho cercato anche di metterci in mezzo quella politica che è l’anima di Final Fantasy XII, e di cui, riguardo a Dalmasca in sé per sé, sappiamo poco. Siccome dubito che Raminas governasse da solo, e che una regina così giovane possa farlo, in un regno appena uscito da una dominazione, è uscito fuori il Consiglio. E la fic dietro di esso. Il che la rende più una fic “sesso, potere & bambini” che altro, ma mi sto avvicinando a saper plottare cose <3! Ringrazio nuovamente la liz per aver scritto anche lo spinoff a Love is blindness, da cui questa storia si dipana… ma adesso è anche il momento di ringraziare voi che mi… anzi, ci avete seguite, sperando che abbiate gradito e che gradiate anche il resto ^____-

Juuhachi Go.

(a cui Unforeseen già manca ç_ç)

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