[X] E crolla la fortezza del mio debole per te

Titolo: E crolla la fortezza del mio debole per te
Fandom: X
Personaggi: Subaru Sumeragi, gente originale
Parte: 1/1
Rating: PG13
Conteggio Parole: 1027 (LibreOffice)
Note: omosessualità, angst, spoiler X16 e 17, per la Gen Week di fanfic_italia e il Weeks Warning Fest di fiumidiparole.

E crolla la fortezza del mio debole per te
[Gen Week @ fanfic_italia; Warning Weeks Fest @ fiumidiparole] 02. Condom

Di notte, Sumeragi Subaru si sente decisamente più a suo agio che durante il giorno, il che, quasi parafrasando le parole di sua nonna nel bel mezzo della sua ultima visita a Kyoto, è sintomo del fatto che stia diventando più yin di quanto fosse già in realtà.
Ed è in un pensiero del tutto scollegato dagli altri, che si rende conto che è davvero passato tanto tempo.
Lei non gli parla più delle proprie divinazioni su di lui da un bel po’, e Subaru non chiede – sa che le prospettive sul suo futuro sono peggio che pessime, per tacere di quelle del pianeta. Ad ogni modo, poco di tutto questo lo riguarda nel senso stretto del termine: ha smesso di preoccuparsi anche di una regolare alimentazione per imboccare meglio la distruzione con il miglior cucchiaio a sua disposizione, e ci sono giorni in cui percepisce più di altri di vivere praticamente di aria. Perfino stanotte – una notte decisamente inquinata perché ehi, siamo a Tokyo – gli sembra di ingoiarne come se fosse divisa in bocconi, perché è umida e pesante, e pare accumularsi sotto la pelle come il desiderio, l’unico, molle cuscino che gli divida ancora la pelle dalle ossa e gli eviti di farlo apparire uno scheletro: cosa di per sé molto poco difficile, dato che ha una faccia tanto bianca che sembra scavata nel gesso, alla luce delle insegne.
Scrolla le spalle, svolta l’angolo ed entra in farmacia, socchiudendo gli occhi all’impatto vigoroso del neon.
Come ogni sera, la commessa è lì a svolgere il turno, e il proprietario passeggia nervosamente fra gli scaffali.
«Ma Subaru-san!» canterella, agitando le unghie variopinte e strizzando gli occhi a mandorla, scurissimi luccicanti nella miriade di riccioli castani, palesemente tinti, che le scendono lungo le spalle «Sempre il solito, eh? Vedo che le cose col suo ragazzo vanno meglio» ridacchia, osservandolo mentre inserisce le monete nel distributore, centellinandole e premendo il tasto, assicurandosi di evitare i preservativi di Gundam.
Il commento lo fa arrossire – solo un poco, perché è un professionista. Poco di quel rossore è imbarazzo, il resto è stizza: quanto poco sa, lei, di come Subaru sia incapace di vivere il suo desiderio! Morirne è decisamente più facile che sperare in prospettive che non esistono, e questo lo fa rabbrividire più della notte lì, fuori dai vetri della porta.
«Buonasera, Manami-san,» dice, un po’ irrigidito dal freddo e dal fastidio «Il suo turno non finiva mezzora fa?»
«Sto aspettando che Daichi-kun stacchi per venirmi a prendere… e lei, ha risolto un po’ le cose con il suo ragazzo?»
«Beh,» Subaru deve ammettere che, ogni sera, questa è sempre la parte difficile, non imparerà mai a suonare naturale come dovrebbe «diciamo che sto cominciando a mandare giù quello che non mi piace di lui…»
«Fa bene,» annuisce Manami, interessata «Del resto, in una relazione normale, uno dei due deve cedere, in un modo o nell’altro, o nulla cambierà mai. Io, per esempio, do a Daichi-kun tutto quello che posso…»
«Forse anche troppo…» borbotta Subaru.
«Uh?»
«Manami-san,» sospira, stanco «Daichi non verrà a prenderla.»
«Che sciocchezza!» esclama lei allegramente «Verrà, lo so. Come al solito. E poi, stasera gli ho promesso che gli farò mangiare il suo sushi preferito a volontà!» cinguetta, medicinali e pacchi che planano dolcemente giù dagli scaffali.
«E gli okonomiyaki, e anche il tenpura!»
«On bazara daruma kiri sowaka» mormora in fretta, strizzando gli occhi per non incontrare quelli di Manami, ma la brusca interruzione delle sue chiacchiere lo costringe a farlo, e, dannazione, ogni volta ci casca allo stesso modo, e fissa quella ragazzina semi-trasparente con gli occhi scintillanti di lacrime e un sorriso che fa inumidire i suoi, di occhi, in quel modo di cui nessuno – l’ha imparato a sue spese, cosa succede a farsi trasportare – dovrebbe più essere testimone.
«Perché mi guarda così, Subaru-san? È così che funziona, in una relazione normale, no?»
Subaru la guarda svanire, ed è un ‘sì’ inudibile anche da un vivo, quello che lascia le sue labbra. Poi, il proprietario gli si avvicina esitando, scuotendo la testa.
«La ringrazio per quello che fa… crede che tornerà?»
«Come ogni sera» gli assicurò Subaru freddamente.
«È assurdo, assurdo!» tartaglia l’ometto, tormentandosi i polsini della camicia «Cinque anni fa il suo ragazzo è venuto a prenderla al lavoro solo per poterla scaricare la sera stessa. Litigano e la mattina dopo la trovano morta con una scatola di preservativi intatta sul letto. Voglio dire…» brontola «Ho perso il conto delle volte che l’ha esorcizzata… perché non trova la pace?»
«C’è poco che io possa fare» Subaru scrolla le spalle «se il fantasma di Manami-san si ostina a non serbare memoria dell’accaduto.»
«Non è malato, concentrarsi su un pensiero simile anche dopo la morte?» domanda lui, dopo un attimo di pausa.
«Esistono persone» spiega l’onmyouji, maledicendo la voce che freme «che offrono così tanto, di sé, in vita, da non conservare di se stessi nemmeno quel poco che basta per morire.»
«Bah,» sbotta lui «se solo i ragazzi di oggi capissero che la gioia più grande è l’amore semplice, e normale…»
«Se esistesse una normalità, Yonda-san,» interviene Subaru, la mano già sulla porta d’ingresso «non tutti potrebbero o vorrebbero stare all’interno del cerchio.»
Il signor Yonda sorride.
«Buonanotte, Subaru-san.»
Un cenno di saluto oltre il vetro.
Ci sono sere in cui pensa di essere vicino a capire quello strano ragazzo e le sue frasi ad effetto, ed è con un sorriso indulgente che confessa, puntualmente, di sbagliarsi.

*

Subaru si getta sul piumone togliendosi a stento l’impermeabile, la confezione di preservativi intatta nel cassetto, ammucchiata fra le altre – questo caso gli sta costando una fortuna, e più di tutto gli fa male il nodo nello stomaco che non scende.
Si domanda distrattamente cosa dirà a Manami-san domani sera, e, come sempre, si risponde che, a spaventarlo di più sono le sue domande, impregnate di una normalità che non esiste da ambo le parti.
Respira con la bocca sulle coperte, in un fiotto di aria calda che gli brucia le guance, e chiude gli occhi aspettando il sonno come un’onda.
In fondo, Tokyo è anche questo.
Nove anni fa non l’avrebbe mai ammesso.

~

A/N 8 aprile 2010, ore 2:28. Maledizione, domani ho un treno alle sei, e questa non doveva uscire un mini-caso. Per il WWF di fiumidiparole, e il caso è uscito fuori mentre la scrivevo. Erano giorni che volevo scrivere una fic con questo titolo (un verso rubato ai Tiromancino), così l’ho amalgamato a un’idea che mi pressava da giorni… e che, alla fine, è diventata tutt’altra cosa. Il riferimento alla scelta del preservativo deriva da un articolo curioso1 che ho trovato sul web, nel tentativo di trovare informazioni sul costo esatto dei preservativi in Giappone. La scelta del nome del fantasma, inoltre, non è casuale: surfavo Behindthename.com alla ricerca di qualcosa di adatto e, dopo aver usato “Ayumu” (“cammino” e “visione/sogno”) per tutta la fic, mi sono accorta che il nome era maschile e gli ho preferito “Manami” (“affetto”, “bello” o “mare”)… ma non credo che tutto questo vi interessi XD.

Juuhachi Go.

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